LA PRIMA FABBRICA DALMATA DI CEMENTO PORTLAND

GILARDI & BETTIZA - SPALATO

PREMESSA

Siamo ormai giunti al 1870, Antonio Bajamonti figura emblematica del partito autonomista di Spalato, salvo una piccola interruzione fra il 1864 ed il 1865, fu il Podestà di Spalato da ben un decennio, carica questa che riuscì a mantenere fino al 1880. In questo particolare periodo storico caratterizzato dalle prime lotte fra il partito autonomista da esso capeggiato e quello nazionalista capeggiato dall’avvocato Gaetano Bulat, Bajamonti riuscì ad attuare una serie di riforme economiche, infrastrutturali e culturali senza precedenti, in particolar modo se paragonate a quelle attuate dai suoi predecessori. Alcuni di questi progetti includevano la costruzione di un acquedotto, un ospedale, un nuovo porto e nuove scuole. Nel 1858 Bajamonti, prima di assumere tale carica,  costruì a proprie spese un palazzo alla marina al solo scopo di abbellirne la riva.1) L’anno successivo, nel 1859, grazie al denaro raccolto da una società da esso fondata e capeggiata, costruì nell’allora fondo Mamont o giardino, uno splendido teatro capace di contenere oltre 1500 persone che per volere popolare  venne denominato "Teatro Bajamonti". Quest’ultimo concepito come inno alla gloria ed all’identità dell’antico Comune di Spalato e della Dalmazia con grandi dipinti che esaltavano lo spirito combattente ed indipendente dei dalmati, fu in seguito distrutto da un incendio doloso nel 1881.2)  Una volta eletto, riusci ad attuare tutte le riforme che aveva in mente, istituendo il Gabinetto di Lettura3) che svolse un ruolo centrale nella vita culturale di Spalato per molti decenni, introdusse l’illuminazione a gas4) , istituì nuove scuole popolari slavo-dalmate5) , una società di mutuo soccorso6) , fra il 1863 ed il 1865 sempre sull’allora fondo Marmont fu costruita l’ala ovest dell’attuale complesso delle Procurative e finalmente nel 1865, come già accennato, istituì l’Associazione Dalmatica, che svolse un ruolo centrale nella vita economica di Spalato nel corso degli anni Sessanta e Settanta. Questa società per azioni, definibile come una via di mezzo fra un istituto di credito ed un’azienda imprenditoriale, era impegnata in iniziative imprenditoriali ed al contempo, una cassa di risparmio con il compito di raccogliere denaro privato da usare a sostegno del commercio e dell'industria locali. Fu solo grazie all’Associazione Dalmatica che, il Comune bajamontiano realizzò il suo piano di modernizzazione edilizia e infrastrutturale della città dalmata: sulla base di concessioni ed accordi con il Comune, essa investì ingenti capitali in iniziative edilizie ed imprenditoriali, risorse finanziarie che in parte l'amministrazione comunale s'impegnò a restituire agli investitori negli anni successivi. E solo grazie all’Associazione Dalmatica che Bajamonti, nel corso di circa un ventennio, trasformò Spalato in una città moderna. Molto altro sarà realizzato nei prossimi anni. Verrà ampliato il porto con la costruzione di una diga, sarà costruito un'ospedale e fra il 1877 ed il 1180 sarà realizzato o meglio restaurato l’antico acquedotto romano che porta nella città l’acqua del fiume Jadro ed una fontana monumentale sulla marina in per suggellare l'acquedotto, saranno realizzati tratti ferroviari importanti ed altre iniziative sociali quale la società operaia di Spalato, ed altre non meno importanti.

L'ACQUISTO

Durante questo periodo molto florido per l’economia cittadina, due azionisti dell’Associazione Dalmatica, il primo Lorenzo Gilardi, un possidente di Spalato che oltre ad essere uno strettissimo amico e collaboratore di Bajamonti operava nel campo del commercio e delle speculazioni finanziarie, il secondo Marino Bettiza, un famoso industriale spalatino che già dal 1840 era proprietario dell’impresa edile Marino Bettiza & Figlio, azzardarono un investimento che nel corso degli anni avvenire gli procurerà non poche ricchezze, acquistando in società il piccolo stabilimento per la fabbricazione del cemento idraulico che era situato in riva al mare nella parte occidentale del porto di Spalato ovvero al di sotto della strada che conduce al cimitero di Santo Stefano, nella località chiamata San Niccolò o Dražanac. Grazie a questa strepitosa mossa imprenditoriale, con il quale l’intraprendenza e l’esperienza in materia edile del Bettiza si sposava armoniosamente con il senso degli affari ed il capitale messo in campo dal Gilardi, non solo il deposito della ditta Marino Bettiza & Figlio sarebbe stato rifornito senza alcun limite di un buon cemento auto-prodotto in loco a costi bassissimi, ma quali azionari dall’Associazione Dalmatica e grazie alla loro stretta collaborazione con l’amministrazione comunale, avrebbero tratto certamente un doppio profitto. Un primo profitto sarebbe derivato proprio grazie agli investimenti di denaro nell'Associazione Dalmatica ed un secondo e non meno importante, un guadagno derivato dall'impiego del cemento necessario proprio ai lavori pubblici intrapresi dal Comune e sempre in collaborazione con l'Associazione Dalmatica.7)  E' dunque possibile affermare che questo piccolo quanto efficiente stabilimento, almeno nel suo primo decennio di attività, ovvero dal 1867 circa al 1876, abbia servito esclusivamente interessi locali. Tuttavia ci vorranno alcuni decenni, prima che questa piccola attività, diventi la principale fonte di guadagno ed attività commerciale di entrambe famiglie ed il fiore all'occhiello dell'industria dalmata.  I due imprenditori suggellano di fatto la loro società il 28 febbraio 1871, acquistando da Augusta Höfling, seconda moglie di Enrico Höfling, il piccolo quanto primitivo stabilimento per la produzione del cemento. Nel febbraio del 1871, nasce di fatto la Gilardi & Bettiza! Il prezzo di acquisto, di appena 200 fiorini V.A., seppur molto basso è in realtà giustificato in quanto unicamente mirato  all’acquisizione di una primitiva fornace alimentata a carbone per la cottura del calcare e due o più macine azionate da cavalli, dello stesso tipo di quelle utilizzate nei frantoi per la preparazione dell’olio, che servivano sia per la frantumazione dei sassi che la polverizzazione del prodotto finale.8)  Null’altro era contemplato dall’acquisto. Lo stesso microscopico appezzamento di scogliera su cui insistevano i macchinari, dalla superficie di appena 173 klafter, pari a 0,06 ettari era di proprietà del Comune di Spalato ed ad esso doveva essere corrisposto un congruo affitto. Difatti ad ulteriore riprova, di quanto visibile nella fotografia in basso, più volte riproposta, l'articolo nr. 1 dell’ atto notarile riguardante l’acquisto dello stabilimento toglie ogni dubbio. Testualmente riporta:

 

1)  La signora Augusta Höfling vende ai signori Lorenzo Gilardi e Marino Bettiza, che comprano una 1 fornace per cucinare il cemento idraulico con tutti i relativi utensili, strumenti, arredi, ed altri mobili tutti necessari per preparare e cucinare il cemento idraulico, ed attrovantisi sul fondo posto nella località Drasunac, in riva al mare, in questo Borgo Grande, di proprietà comunale, concesso in affittanza ai compratori dal Comune di Spalato, fra i confini a levante mare, a ponente strada, a mezzodì spiaggia e gretano e a tramontana fondo comunale.... (LEGGI L'ATTO INTEGRALE)

 

Pertanto Solo a titolo informativo, voglio precisare che ad oggi non ho trovato alcun riscontro documentale circa il debito di 500 fiorni V.A. che l'Höfling vantava nei confronti di Marino Bettiza relativamente alla costruzione della fornace, così come indicato in alcuni articoli di settore e per il quale il Bettiza l'abbia successivamente rilevata. E comunque verosimile che la fornace sia stata costruita con i materiali della ditta "Marino Bettiza & Figlio". Tuttavia, viste le incongruenze e false notizie riportate all'interno dei medesimi articoli, quali ad esempio la morte di "Augusto Höfling" avvenuta nel 1870 nel conflitto franco-prussiano, ho volutamente escludere questa fonte storica dal presente racconto, che come già detto più volte. è stato redatto unicamente sulla base di fonti documentali certe ed inopinabili.

Fig. 1

Veduta del Monte Marjan e di Spalato (1867 - 1871)

Questo scatto, attualmente il più antico e forse l'unico in cui viene ripreso seppur in lontananza il piccolo stabilimento dell' Hofling. Lo scatto è avvenuto dalle Botticelle, fra il 1867, anno in cui fu terminata l'ala ovest delle "Procurative" nell'ex piazzala Marmont ed il 1871, anno in cui fu terminata la chiesa di San Pietro nel borgo Lucac. Alla sinistra dell'albero della nave, sono ben distinguibili due casottini di forma quadrata ad un piano dai quali si erge del fumo. Del fumo si erge anche dalla scogliera, dimostrante una qualche attività in loco. Fotografia tratta dall'articolo del quotidiano SLOBODNA DALMACIJA in galleria, la cui foto originale è conservata presso il Muzej Grada Splita -

Avviso cambiamento di proprietàFig. 2Articolo pubblicitario«Il Dalmata» a VI, nr. 33, Zara, 03.05.1871Il passaggio di proprietà dello stabilimento ai nuovi proprietari fu tempestivamente reso pubblico, sui principali quotidiani dell’epoca. 9)  In quegli anni la fabbrica Gilardi  & Bettiza, continuava a produrre unicamente quanto prodotto precedentemente dall’ Höfling, ovvero il cosiddetto cemento idraulico pietrificante, chiamato poi cemento romano, che già godeva di una ottima reputazione e di gran lunga preferibile dei cementi esteri. Il fondo ove era stata eretta la fornace era di proprietà del Comune di Spalato e pertanto i nuovi proprietari stipularono con l’allora amministrazione Bajamonti, un contratto d’affitto per 15 anni, ovvero sino a tutto febbraio 1886, il cui prezzo di locazione era fissato a 24 fiorini annui da versare in rate semestrali di 12 Fiorini.10) Tale contratto fu oggetto di grande rimostranza del Podestà Antonio Bajamonti nei confronti degli avversari politici durante la prima assemblea popolare tenutasi a Spalato all’interno del teatro Bajamonti il 21 Gennaio 1872. In tale circostanza, l’onorevole Bajamonti, durante un suo lunghissimo discorso atto a dimostrare che tutto il suo operato era stato compiuto unicamente nell’interesse del Comune e della città, utilizzò anche come esempio il contratto stipulato con l’imprenditore Lorenzo Gilardi per l’affitto del fondo Dražanac.  Difatti per confutare qualsiasi favoritismo, ricordò che l’attiguo fondo a quello in affitto al Gilardi, possedeva una rendita di 70 soldi annui e che il terreno del Gilardi di quattro volte più piccolo, fu rivalutato dal comune in 24 fiorini annui. 11)

IL PRIMO AMPLIAMENTO E LA

PRIMA CONCORRENZA

Fig. 3Statuto della società Dujmovac allegato “B”all’atto notarile n. 7/1876A circa sei anni dall’acquisto dello stabilimento da parte degli industriali Gilardi e Bettiza, nei dintorni di Spalato era in procinto di sorgere una seconda fabbrica di Cemento. Il 09.01.1876 all'interno dei locali della Banca Popolare Dalmata, quando con un capitale di 40.000 Fiorini a V.A., veniva istituita la società anonima per azioni sotto la regione “Fabbrica Mattoni a Vapore Dujmovac”. Gli azionisti e relativi componenti del comitato per l’istituzione della società furono i signori Michele Tartaglia, Gaetano Bulat, Vito Morpugo, Antonio Kamber, Antonio Tecilazic, Giovanni Lanza, Isacco Morpugo, Carlo Jelic, Ing. Felice Karaman di Spalato, Alberto Conte Paulovic da Verlica [Vrlika] e Pietro Benzon, Marco Ghergic, Marino Bulic e Antonio Bilic da Vragnizza [Vranjic]. La società che avrebbe dovuto durare 20 anni, aveva lo scopo di fabbricare mattoni, coppi, calce, cemento ed altre produzioni in laterizio, diventando di fatto la prima concorrente della Gilardi & Bettiza.12) La società “Dujmovac” sembrerebbe però non aver mai iniziato alcuna attività e non è nemmeno certo che sia stato eretto alcuno impianto. Forse per mancanza di capitale o forse per la probabile scarsa domanda di cemento dell'epoca. Queste sono solo supposizioni. Certo è che tale industria venne definita “morta” già nel 1879.13) In  un' articolo di settore, viene indicata la cessazione dell'attività già nel 1878.14)  Sempre nello stesso anno, ovvero nel 1876, forse per pura coincidenza ma più probabilmente come decisione imprenditoriale per anticipare la futura competizione con la nascente fabbrica di Dujmovac, i soci Gilardi & Bettiza apportarono un primo miglioramento allo stabilimento, erigendo una nuova fornace a fuoco permanente per la produzione di calce viva. Nello stesso periodo vennero sostituite le macine ed installato un motore a vapore dalla forza motrice di 12 CV, sostituendo di fatto l’uso dei cavalli. In tale occasione, a fronte dell’investimento appena compiuto, di comune accordo, venne esteso l’affitto fino a tutto febbraio 1894. Nella fotografia in basso, viene ritratto in lontananza lo stabilimento proprio negli anni. Rispetto all'immagine precedente, si intravede uno stabile sormontato da una piccola ciminiera, forse la fornace originale migliorata ed alla sua sinistra una grande costruzione, probabilmente la nuova fornace a fuoco permanente.

Fig. 4

Spalato - veduta dell Monte Marian - 1876 circa

Questo secondo scatto, realizzato all'incirca dalla stessa angolatura della figura accanto, riprende anch'esso in lontananza lo stabilimento, ma già di proprietà degli  imprenditori Gilardi e Bettiza da circa cinque anni. Sono ben visibili i miglioramenti apportati  Visibile stabile sormontato da una piccola ciminiera ed alla sua sinistra altre costruzioni, decisamente più grandi. Forse la nuova fornace a fuoco permanente costruita nel 1876. Fotografia tratta dall'articolo del quotidiano SLOBODNA DALMACIJA in galleria indicato, la cui foto originale è conservata  presso il Muzej Grada Splita.

Fig. 5Articolo pubblicitario 1890“Il Dalmata” a. XXV n. 99, Zara 17.12.1890Il 12 marzo 1878, Lorenzo Gilardi e Marino Bettiza, al fine di convalidare l' accordo verbale circa la loro comunanza di proprietà sulla Fabbrica ed ogni altro bene, stipularono un contratto, conferendo alla società un capitale sociale di 1000 fiorini V.A. ed estendendo la durata sella stessa sino a tutto febbraio 1894. La società collettiva industriale venne denominata “Fabbrica a Vapore di Cemento in Spalato” con la firma sociale “Gilardi & Bettiza” e conferendo al solo socio Lorenzo Gilardi la rappresentanza della società ed apporre la firma su qualsiasi atto o documento. Inoltre al socio Lorenzo Gilardi spettava di mettere in evidenza gli introiti della fornace per la produzione della calce, mentre al socio Marino Bettiza, spettava di mettere in evidenza gli introiti della fornace del cemento. A prescindere da ciò, alla fine di ogni anno, ogni spesa o guadagno dovevano essere ripartiti in parti eguali fra loro, essendo una società composta al 50%.15)  Nel 1887, la società venne protocollata ed inscritta nel registro di commercio presso il Tribunale di Circolo di Spalato. A prescindere dalla cronistoria della società, è doveroso precisare che intorno al 1880, a seguito del primo miglioramento, si incominciò a produrre il famoso e più prestigioso cemento portland, oltre che una grande varietà di derivati, quali tubi per condotte, piastrelle ed ornamenti. Per la qualità del cemento prodotto, nonché per grande quantità di prodotti secondari dalle ottime proprietà, la fabbrica si distinse sin da subito all’esposizione universale di Trieste del 1882 ricevendo la medaglia d’argento ed a quella di Zagabria del 1891 ricevendo un diploma d’onore.  Il Cemento Portland prodotto dalla Gilardi & Bettiza  venne anche analizzato dall’unione industriali dell’Austria Inferiore presso l’ I.R. Museo Industriale e Tecnologico di Vienna, che il 24 marzo 1891, rilasciava un certificato attestante la bontà del cemento prodotto. Moltissimi furono gli attestati delle autorità civili e militari, di società, istituti e privati sia dell’Austria-Ungheria che dell’estero che comprovavano l’aggradimento dei prodotti usati dai vari committenti. Fra i tanti si menzionano:

Certificato dell’ I.R. Direzione del Genio in Cattaro nr. 2349:  con cui si attesta che i Cementi Romano e Portland prodotti dalla fabbrica Cementi dei signori Gilardi e Bettiza in Spalato sono di distinta qualità. Questi cementi provenienti dall’anzidetta fabbrica vennero adoperati con speciale vantaggio nei nuovi lavori di fortificazione presso Cattaro e ciò tanto pei ciottolati come anche pei Bettoni di muratura. Questi cementi poi conservarono la loro distinta adoperabilità in tutte le differenti miscele. Cattaro, 25  Agosto 1884. - Zamboni Major

 

Certificato dell’ I. R. Direzione del Genio in Zara - Egregio Signore ! …..Omissis….Il di Lei Cemento in tutti i lavori eseguiti da questa Direzione ha dato buonissimi risultati, circostanza questa che la scrivente I. R. Direzione del Genio è bene disposta a testificare ogni qualvolta venisse richiesta. Zaira, addì 1. Marzo 1889 - Forstrer Mayor Direttore del Genio.

 

Attestato dello Stabilimento Balneare Pirano  Pirano, 25 Aprile 1892 - Per soddisfare ad un dovere di riconoscenza la scrivente rilascia alla Fabbrica Cementi dei signori Gilardi & Bettiza in Spalato il seguente ATTESTATO: Nell’occasione che si costituì lo Stabilimento Balneare Pirano interessava di scegliere una buona qualità di Cemento idraulico per le varie costruzioni e per vari oggetti necessari alla nuova industria dei bagni di acqua madre e fra i Cementi di diverse provenienze la Direzione dei lavori trovò quello della fabbrica di Spalato come più corrispondente allo scopo; ed infatti i lavori eseguiti con questi Cementi, in ispecialità pei grandi serbatoi d’acqua madre e le vasche da bagno costruite con detriti di marmo ed i pavimenti di quadrelli riuscirono in modo così perfetto da non lasciar nulla a desiderare, tanto da poter coscienziosamente raccomandare i prodotti della suddetta fabbrica. Luigi Lina - A. Furian - Dr, Bnsan

 

Leggendo questi stralci, è facile notare come il cemento prodotto dallo stabilimento, a differenza del primo decennio di attività, veniva ora smerciato in tutta la provincia, dalla profonda Cattaro [Kotor] in Montenegro, alla vicinissima Pirano [Piran] in Istria a qualche chilometro da Trieste. I prodotti principali erano:

Tabella III

Prodotti primari.

PRODOTTO BARILI CASSE SACCHI
Cemento Portland 180-220 Kg. 75 Kg. 50-75 Kg.
Cemento Romano 180-280 Kg. 60 Kg. 50-75 Kg.
Gesso da presa 250-300 Kg. 60 Kg. 50-75 Kg.
Calce viva in pezzi da refuso
Tubi di cemento di varie dimensioni

Fig. 6Articolo pubblicitario 1903“Il Dalmata” a. XXXVIII n. 27 del 04.04.1903Nulla a confronto con la gamma di prodotti ornamentali. Unica fabbrica in tutta l’Austria Ungheria per la fabbricazione di quadrelli a svariatissime trame. Lo stabilimento produceva infatti una moltitudine di modelli di mattonelle, semplici ed in graniglia dette anche “terrazzo alla veneziana”, queste ultime più pregiate poiché contenenti granuli di marmo e pietre dagli svariati colori. Nel 1889 si contavano ben 60 modelli di cui 39 in cemento semplice e 21 in graniglia. I quadrelli prodotti dalla Gilardi e Bettiza erano fabbricati direttamente con il cemento portland prodotto dallo stesso stabilimento. Una volta ottenuta la forma, il quadrello veniva poi sottoposto ad una fortissima pressione e successiva lucidatura.  Nel corso del tempo, per ottemperare alle sempre più crescenti esigenze dovute ad ingenti commissioni di quadrelli, la fabbrica si dotò di una pressa idraulica a doppia pompa, messa in moto da una forza a vapore, capace di imprimere ad un singolo quadrello, una forza di 160.000 Kg. Con tali innovativi cambiamenti, la fabbrica era in grado di produrre oltre 2.500.000 di mattonelle all’anno, pari a 150.000 metri quadri. Lo stabilimento era anche dotato di altre macchine idrauliche a pressione per la fabbricazione di mattoni, tubi ed altri manufatti. Venivano prodotte statue per fabbricati, giardini e chiese con rispettivi piedistalli,  cariatidi,  cornicioni, fregi, capitelli, basi, mensole con teste di leone, satiri ecc.. , pilastri, colonne, piedistalli, vasi per giardini ecc. balaustre per fabbricati, chiese e cimiteri coi rispettivi pilastri con cappello, base, cimasa e basamento, gradini, vasche da bagno con detriti di marmo lucidati per stabilimenti ecc., acquai (lavelli),  foglie per aiuole da giardino, fumaioli, tavoli a mosaico con detriti di marmo per caffè e giardini ecc. Vasche con statue per getti d’acqua, gradini con cordone, listello, sguscio ed alzata, mangiatoie di forma ovale per cavalli ecc. La ditta era anche disposta ad eseguire su speciale richiesta da parte dei committenti, disegni, tubi per acquedotti, per cessi ed altri usi, a diramazioni ecc. contorni di porte e finestre, lisci, e sagomati, oltre qualsiasi altro lavoro architettonico e di decorazione come anche in, gesso, stucchi per sale, teatri ecc. La ditta stessa si assumeva anche l’esecuzione dei lavori di posa in opera dei pavimenti e altri manufatti oltre ad indicarne minuziosamente le modalità qualora il lavoro fosse eseguito da muratori o capi mastri. 16)

Fig. 7

Vista dello stabilimento - 1895 circa

Porzione di una splendida cartolina realizzata con il processo della foto-cromia, inventato nel 1880 ma divenuto popolare nel 1890, con la commercializzazione di cartoline raffiguranti paesaggi di tutto il mondo. Essa ritrae il Borgo Grande di Spalato nel 1895 circa dato che sulla marina è visibile il magazzini Ilić del 1892, il teatro nazionale croato del 1893 e la cupola della chiesa di S. Antonio risalente per l'appunto al 1895 circa, quì non visibili. E' visibile lo stabilimento Gilardi & Bettiza, composto da un'insieme di edifici irregolari, addossati l'uno sugli altri.

Cartolina originale di proprietà di Gilardi Stefano. Una copia è visibile gratuitamente sul sito internet http://www.loc.gov/pictures/item/2002710828/ fa parte della collezione "Views of the Austro-Hungarian Empire in the Photochrom print collection" interamente visibile sul sito https://www.loc.gov/pictures/collection/pgz/

La fabbrica, che anni addietro era nata semplicemente da una rozza fornace posta in riva al mare, già nel 1895 si era trasformata in uno stabilimento vero e proprio, dotato di tutti i locali atti ad ospitare tutti i macchinari necessari al ciclo produttivo. In fig. 7 è ammirabile la fabbrica proprio in quel periodo. Si nota infatti un edificio principale a due piani con sul retro la fornace per la cottura del cemento, alla cui destra uno stabile in costruzione confinante con lo stabilimento di Dojmio Savo, mentre alla sinistra un gruppetto molto denso di piccoli stabili gli uni attaccati agli altri e sul retro la fornace e altri locali adibiti allo stoccaggio, macinazione, ecc.  L'irregolarità delle costruzioni l'una sovrapposta alle altre, la discontinuità dei tetti e delle coperture visibilmente sfalsate fra loro, sta ad indicare che con buona probabilità, l'espansione della fabbrica nel corso del tempo sia avvenuta gradualmente, ovvero che la costruzione dei nuovi locali sia avvenuta via via in base alle esigenze del momento dunque senza un vero e proprio piano strutturale. Da un elenco dettagliato dei beni della fabbrica presente nell’atto di riconferma della società è possibile affermare con estrema certezza che lo stabilimento, nel dicembre del 1894 era così composto:17)

 

- Edificio centrale contenente;

a) Al piano terra, un motore a vapore dalla forza di 12 CV, con caldaia e balleri, un frantoio verticale, due mulini orizzontali per la macinatura del cemento;

b) Al primo piano, deposito per il cemento con servizio di monta carico, per il carico di materiali;

c) Due fornaci per la marinatura dei cementi e della calce;

- Edificio adiacente contenente un laboratorio scultorio per manufatti con annessovi laboratorio per la fabbricazione di quadrelli a pressione idraulica, composta da pompa idraulica, accumulatore, pressa, levigatrice, i modelli necessari per i detti manufatti;

- Fornace per la cottura del gesso;

- Terreno della cava in San Niccolò;

- Conduttura dell’acqua con relativo idrometro pei locali della fabbrica e esternamente  nella pubblica via, di proprietà della ditta sociale con annessovi camerino per bagni;

- Quattro carri da trasporto ordinari e piccoli nonché tre cavalli;

- Materiali o manufatti pronti per lo spaccio;

- Magazzini per deposito carboni e materiale di carbone;

- Chiusura della fabbrica dalla parte nord con balaustra e porte in ferro.

 

Alla fine del 1800, lo stabilimento era dotato di forni a manica capaci di produrre oltre 10 tonnellate di cemento al giorno, (circa 4000 tonnellate annue) occupando circa 50 operai. Il cemento della Gilardi & Bettiza sia per la qualità della marna usata, sia per la cura posta nella manifattura, veniva considerato come uno dei migliori della Monarchia, da uguagliare il Portland inglese: esso veniva esportato in grande quantità in Grecia, in Albania ed in Turchia.18)  Nel 1894, le commissioni che giungevano allo stabilimento erano in continua crescita tant’è che nel mese di luglio, 315 casse di quadrelli di cemento furono spedite via Trieste a Singapore, per essere diretti nell’ interno del regno di Siam per il selciato di una chiesa cattolica.19) I prodotti della Gilardi & Bettiza venivano esportati anche in Italia. Ad esempio nel 1898, attraverso il porto di Spalato vennero esportate nr. 12 barili di cemento idraulico e 150 Quintali di quadrelli per un valore complessivo di 672 fiorini V.A. Nel 1889 la società acquistò dal seminario di Spalato un terreno nella località San Niccolò  per l’estrazione della marna20) e fra il 1893 ed il 1894, riuscì ad acquistare dal Comune il terreno precedentemente avuto in affittanza sul quale era stata eretta la fabbrica.21) Nel dicembre 1894, scaduti i termini contrattuali, i soci Lorenzo Gilardi e Marino Bettiza, decidevano di riconfermare la società per altri 30 anni, ovvero sino a tutto febbraio 1924.22)  Nel nuovo contratto, parte integrante del primo (Nr. 123 del 12 marzo 1878), a causa dell’età avanzata di Lorenzo (71 anni) e Marino (80 anni), vennero introdotte alcune novità, quali ad esempio che in caso di morte o impedimento di uno dei soci fondatori, il socio superstite non potrà sciogliere la società poiché in pieno diritto succederanno i rispettivi figli, Protasio e Lorenzo in ordine a Lorenzo Gilardi e Giovanni e Pietro in luogo a Marino Bettiza, e che la rappresentanza della società doveva essere esercitata dall’anziano dei figli Gilardi ed in caso di sua assenza, dall’anziano dei figli Bettiza escludendo di fatto le figlie femmine dal diritto ereditario;

IL SECONDO GRANDE AMPLIAMENTO

Dal 1894 circa, anno in cui veniva rinnovato il contratto ed il 1909, anno in cui la fabbrica per così dire, raggiunse il suo massimo splendore, vi fu un continuo ed ininterrotto ampliamento e miglioramento degli impianti. Il secondo grande ampliamento, avvenne fra la fine del 1894 ed il 1900 circa, quando al posto di una serie di locali e casupole irregolari, arroccate l’una sull’altra, vennero eretti grandi e vistosi locali, che affacciavano sul mare, tutti ornati degli elementi decorativi prodotti al fine di pubblicizzarli.

Fig. 8

Veduta dello stabilimento 1900 circa

(Fotografia di proprietà della fam. Gilardi - Antonella Tommasi Preve)

Difatti, visto che né i locali ne i meccanismi, né la produzione sia per qualità che per quantità non corrispondeva più elle esigenze dei committenti e del progresso tecnico, i proprietari decisero di ampliare i locali costruendone dei nuovi e rimpiazzare i vecchi macchinari con dei nuovi dalle potenze quattro volte maggiori. Vennero pertanto installati motori Patent Shmidit forniti dalla ditta Skoda di Plisene dei buratti dal più recente sistema a retine finissime forniti dalla ditta H.R. Glaser di Vienna, nonché altri congegni meccanici forniti dalla ditta del Sig. Doimo Savo di Spalato.23) Ora, nel guardare la fabbrica (Fig.8) non si poteva far altro che ammirare i progressi, lenti ma sicuri compiuti dagli anziani proprietari nel corso di ben trent’anni. Sono ormai ben lontani i tempi in cui lo stabilimento sorse quasi dal nulla e da modestissimi inizi, senza nemmeno un aiuto o beneficio da parte dello stato e fu solo merito dei proprietari che con coraggio lottarono quelle ostilità di natura fiscale che anche di recente vennero deplorate dalla dieta del Regno. Se nel 1870 sulla marina di Spalato sorgeva una rozza fornace per la produzione del cemento, già agli inizi del Novecento nell'entrare nel porto di Spalato si potevano scorgere sin sa subito un pittoresco e denso gruppo di opifici. In questo periodo, i prezzi d'esportazione verso l'Italia erano i seguenti: Cemento Romano 4  Corone al Quintale; Cemento Portland 6 Corone al Quintale. L'esportazione era volta anche verso la Bosnia, l'Erzegovina, la Grecia e il Montenegro.24) Durante questo secondo ampliamento, nel giro di quasi due anni, morirono entrambi i soci fondatori. Il primo a perire Lorenzo Gilardi, che si spense, nell’aprile del 1899 alla veneranda età di 76 anni. Pertanto di pieno diritto e così come espressamente indicato nello statuto della fabbrica subentrarono ad esso i suoi due figli maschi Protasio II e Lorenzo II, quest’ultimo ancora minorenne e momentaneamente rappresentato dalla madre Lucia Tossich e dal conduttore Doimo Savo. Nel maggio del 1900, subentrarono al posto di Marino i suoi due figli maschi Giovanni e Pietro Bettiza, in quanto Marino era impossibilitato a svolgere i propri compiti dirigenziali a causa di una prolungata degenza causata da una caduta, che da circa un anno lo aveva costretto a non uscire di casa.25) Marino Bettiza morì poco dopo, il 01.01.1901, all’età di 87 anni.

Passaggi delle quote societarie alla morte di lorenzo Gilardi e marino Bettiza - 1900

Fig. 9

Successione ai soci fondatori dei rispettivi figli

IL TERZO AMPLIAMENTO E LA

NUOVA CONCORRENZA

Purtroppo gli sforzi appena compiuti dai proprietari benché lodevoli, di li a poco non sarebbero stati più sufficienti. Infatti nello stesso periodo, il Dr. Zamboni, un chimico di Bologna, nell’analizzare alcuni campioni di calcare Dalmato per conto di una ditta tedesca, constatò che il calcare proveniente da Spalato, era il tipo di roccia più chimicamente perfetto per ottenere, mediante il solo procedimento di cottura, un’eccellente qualità di cemento portland. Venne così ad un tratto scoperta un'enorme ricchezza che sino ad allora ignorata, sarebbe divenuta una delle maggiori fonti di ricchezza e di benessere dell'intera regione e che ancora oggi viene sfruttata da importanti società croate. A seguito di ciò furono moltissimi gli interessi, sia locali che Italiani e di li a breve proprio nel circondario di Spalato, fra il 1904 e il 1908 saranno erette altre tre importanti fabbriche di cemento ed una quarta nel 1912. Tutto ebbe inizio nel 1897 quando l'ingegnere triestino Emilio Stock eresse nell'isola di Lesina [Hvar] una piccola fabbrica di calce idraulica che divenne attiva già nel 1899 e da Lesina stessa, nel 1900-1901 inviò per l'analisi i primi campioni di marna al sig. Cesare Zamboni, allora presso la Ditta Fratelli Pesenti ad Alzano Maggiore. In seguito agli ottimi risultati e dalle prove pratiche di cottura effettuate nel piccolo forno costruito a Lesina dall'Ing. Stock (produzione 100 quintali alla settimana - macinazione in una specie di molino azionato con un motore a benzina della forza di 4 HP) l'ing. Stock invitò lo Zamboni a visitarlo e a collaborare con lui perché aveva in vista gli strati sul litorale dalmato che già aveva scoperto e visitato. Il Zamboni accettò e nel 1903 l'Ing. Stock fondò la Zamboni-Stock, erigendo fra il 1904-1905 circa nella località di San Cajo in Salona [Solin] una grande fabbrica di Cemento Portland. La conoscenza che lo Zamboni aveva delle materie prime fu di validissimo aiuto senza dubbio allo Stock, ma diversamente da quanto riportato in alcuni testi, è indubitato che il merito della scoperta e della valorizzazione delle marne dalmate spetta per primo all' Ing. Stock.26)  Da questo momento in poi, i nuovi proprietari della "Gilardi e Bettiza" che sino ad allora avevano lavorato, per modo di dire in errore, ovvero con poco profitto in confronto all’enorme ricchezza del territorio, fra il 1904 circa ed il 1909, investirono un capitale di circa 2.000.000 di corone austriache (circa 1 milione di euro attuali) al fine di avviare ancora una volta, un terzo ampliamento e rimodernamento di tutti gli impianti appena costruiti, al fine di porsi alla pari della erigenda fabbrica di S. Cajo, dotandosi di ulteriori macchinari atti a soddisfare le moderne esigenze.27)  In seguito a quest’ultimo rimodernamento, per motivi che saranno spiegati più avanti, sarà cambiato anche il nome alla società! E’ dunque questa più recente notizia che ha indotto in errore molti scrittori o studiosi di settore che hanno redatto i rispettivi articoli. L’attribuire dunque erroneamente la fondazione della fabbrica ai fratelli Protasio II e Lorenzo II Gilardi e Giovanni e Pietro Bettiza, i quali grazie all'investimento di un ingente capitale, fondavano la Gilardi & Bettiza, collocandone però la fondazione al 1865, anno riportato sui cataloghi e locandine pubblicitarie dell'epoca. Per essere più precisi, si è trattato di un semplicissimo cambiamento della ragione sociale in seguito all'ampliamento, per modo di dire ciclopico se paragonato ai precedenti. Denominazione che fu regolarizzata appena nel 1909. A causa di questa errata interpretazione dei fatti, ovvero l'aver scambiato un cambiamento di denominazione per fondazione, si associavano erroneamente i nomi dei figli dei reali "fondatori" alla nascita della fabbrica. Inoltre, associando il nome di Protasio Gilardi alla fondazione della fabbrica collocata nel 1865, si attribuiva erroneamente l'evento all'ottantenne capostipite, ovvero il piemontese Protasio Gilardi (1790-1875) che però mai ha avuto a che fare con detta fabbrica. Il nipote Protasio Gilardi II sarebbe nato appena quattro anni dopo. Idem per Giovanni e Pietro Bettiza dall'età di appena 11 e 9 anni. Quest'ultimo ampliamento era mirato unicamente ad aumentare esponenzialmente la produzione ed il rendimento del ciclo produttivo. Lo stabilimento fu dunque dotato di una nuova serie fornaci chiamate "Dietzsch" che permisero di incrementare la produzione dalle 4000 alle 27.000 Tonnellate annue di cemento, oltre che una teleferica capace di trasportare il la marna estratta alle fornaci e nuovi macchinari. La prima fornace fu installata intorno al 1905, proprio in sincronismo con la fondazione della Zamboni-Stock. Nella foto in basso Fig. 10, scattata intorno a quell'anno, se confrontata con quella in Fig. 8, è ben visibile l'installazione del nuovo forno di tipo Dietzsch, ovvero l'enorme fornace a sinistra, alla cui destra una più piccola ciminiera, attestante forse il miglioramento della fornace preesistente .

Fig. 10

Vista dello stabilimento con l’aggiunta dei forni Dietzsch- 1905 circa

Ritaglio da cartolina pubblicitaria di proprietà della famiglia Gilardi (Fortunato Giardina)

Fig. 11Sezione di un forno Dietzsch -“Stampa del 1913”La fornace Dietzsch è un nuovo tipo forno verticale racchiuso da una struttura a più piani, che permette di raggiungere temperature più elevate rispetto ai forni più vecchi e dunque meglio adatto alla produzione del cemento portland. Brevettato in Germania nel 1885, consiste in una fornace a fuoco continuo a quattro crogioli sormontati da un’unica ciminiera alta circa 25 metri, dove la marna viene miscelata in giuste proporzioni e poi cotta insieme ai pezzi di carbone. Il sistema Dietzsch garantisce una produzione per ogni crogiolo di 48 barili di cemento portland pari a 8160 Kg, ogni 24 ore di funzionamento, con un consumo medio di 32 Kg di carbone per ogni barile di cemento prodotto ed una manodopera di soli 5 operai su di un ciclo di 24 ore.28)  L’installazione del sistema Dietzsch permetteva dunque alla Gilardi&Bettiza, di incrementare notevolmente la produzione di cemento. Con queste migliorie, i prodotti della fabbrica Gilardi & Bettiza, già tanto apprezzati in provincia e fuori, potevano rispondere alle minute esigenze dei tecnici e degli artisti in modo da poter sostenere trionfalmente la concorrenza con i prodotti di fabbriche di fama mondiale. Nel periodo in argomento, ovvero nei primi anni del Novecento, all’interno della fabbrica vi lavoravano circa 70 operai, offrendo sostentamento a circa 200 persone. 29)  Intorno al 1906, alla sinistra della fornace appena costruita, venne eretta una seconda fornace di tipo Dietzsch ed infine entro il 1908-1909, venne costruita una terza fornace al posto della più piccola ciminiera. Vennero anche sostituite le vecchie macine con nuovi e più preformanti mulini a tubo “Rohrmühle” con sistema a sfere “Kugelmühle”. Il sistema in Fig. 12 consta di un tamburo cilindrico di circa 10 metri di lunghezza il cui interno in acciaio corazzato era rivestito da pale d’acciaio durissime, che ruotava alla velocità di 25-30 giri al minuto. La macinazione avviene mediante sfere di quarzo che girano nel tamburo assieme al cemento. Da un lato si introduce la marna, mentre dall’altra estremità ne veniva estratta la polvere.  Successivamente lo stabilimento abbandonò l’illuminazione a gas dotandosi di quella ad energia elettrica fornita da proprie dinamo. 30)

Fig. 12

Macina a tubo “Rohrmühle”

“Der Beton und seine Anwendung” - Fedor Ast - Berlin 1907- pp 39

Il 16 Aprile 1906, giorno dell’Angelo o di Pasquetta, la fabbrica inaugurava la nuova illuminazione. Il suo interno era molto più luminoso e la riva che fino ad allora versava nel buio e nello squallore più completo, veniva dotata di sei grandi lampioni ad arco riqualificando l’intero sito urbano. 31) Benché non si dispone di un elenco dettagliato dei macchinari, è molto probabile che lo stabilimento, alla fine dell’ultimo miglioramento, abbia adottato tutti gli accorgimenti ed i metodi del sistema produttivo delle nuove fabbriche, in particolar modo della prima, la Zamboni & Stock, il cui direttore Doimo Savo, che altri non era che il cugino di Protasio e Lorenzo Gilardi e di quest’ultimo ne fu anche il conduttore al momento della morte del padre, quando si trovava in minore età. Il funzionamento della fabbrica era abbastanza semplice. Il calcare estratto dalle adiacenti cave, veniva trasportato a mezzo di funivia sino all’impianto, dove veniva frantumato a mezzo di martelli pneumatici e caricato nei forni a sistema Dietzsch. La marna, o calcare, appena introdotta all’interno dei forni, scende gradualmente incontrando i gas caldi del forno inferiore. A metà forno si carica il carbone inglese necessario per la cottura della marna. Il calcare cotto, giunge infine ad una griglia ove viene raccolto sotto forma di clinker,che veniva stoccato in magazzini. Il clinker, materia ancora grezza, veniva introdotto all’interno di una serie di mulini per la successiva polverizzazione e filtrato in un sistema di retini finissimi.32)  In seguito la fabbrica venne collegata alla rete elettrica e la forza motrice veniva ora prodotta da un nuovo motore elettrico dalla potenza nominale di 200 CV. Il vecchio motore a vapore continuò comunque ad essere usato.33) Con tali cambiamenti, la produzione annua di cemento incrementò esponenzialmente arrivando ad oltre 27.000 tonnellate annue di Cemento Portland. L’incremento della produzione si rifletteva ovviamente su tutti gli altri prodotti secondari, quali tubi, mattonelle e oggetti ornamentali.

 

LA PRIMA FABBRICA DALMATA DI CEMENTO PORTLAND

 

Non appena divenne attiva la fabbrica di cemento della Zamboni&Stock, presumibilmente intorno al 1906, la società cambiò la ragione sociale da “Fabbrica a vapore di cemento in Spalato Gilardi & Bettiza” in “ Prima Fabbrica Dalmata di Cemento Portland  –  Gilardi & Bettiza  –  Spalato ".  La nuova denominazione dice tutto. Le parole "Prima Fabbrica Dalmata" rimarcano il primato della Gilardi&Bettiza nella produzione del cemento romano e portland, la cui bontà dei prodotti era apprezzata ormai da decenni, e contestualmente voler dar pregio ad un marchio storico e ben conosciuto in tutta la provincia. La nuova denominazione, che apparve per la prima volta in un calendario pubblicitario del 1907, venne annotato nel registro del Tribunale Commerciale di Spalato qualche anno dopo, ovvero il 20.09.1909.  In questo biennio, ovvero fra il 1907 ed il 1909, la società investì moltissimo nella partecipazione a molteplici esposizioni universali ed industriali ove fu premiata più e più volte per l'ottima qualità dei prodotti.  Sempre nel 1909, anno in cui la società cambiò ragione sociale, venne aperto un ufficio vendita a Trieste in Riva Grumula nr. 18, per il quale ne venne protocollata la firma dei soci “Gilardi e Bettiza” presso il locale Tribunale di Circolo di Trieste. 34)

Di seguito alcuni articoli di giornale documentanti l'ampliamento dello stabilimento:

 

[Industrie dalmate. — con viva compiacenza che, in mezzo al torpore, dall’ una parte, e alla agitazione politica, dall’altra, si riesce a constatare il progresso di un’industria provinciale. Così oggi rileviamo con vero piacere i progressi lenti ma sicuri fatti dalla Premiata Fabbrica a Vapore dei signori Gilardi & Bettiza di Spalato. La fabbrica per la produzione del Cemento Portland e Romano, sorse, a così dire, dal nulla, ed ebbe modestissimi inizi, senza il menomo aiuto o beneficio da parte dello stato, che anzi i coraggiosi e compianti fondatori dovettero assai spesso lottare con quelle ostilità di natura fiscale, che anche di recente vennero altamente deplorate alla Dieta del regno. I fondatori e i loro figli, perseverando con lodevole intraprendenza nell’intento di vincere ogni ostacolo e di far sempre più progredire la fabbrica, videro finalmente coronata la loro energia dai più brillanti risultati. Dove nel 70 sorgeva una rozza fornace per la produzione del cemento, sorge ora un pittoresco e denso gruppo di opifici, che si scorgono subito, entrando nel porto di Spalato, e che di Spalato costituiscono un vanto. La fabbrica progredì man mano, e, oltre alla produzione della materia prima, riuscì a lavorarla con grandissima esattezza e consistenza, producendo quadrelli di cemento, quadrelli con detriti di marmo, simulanti meravigliosamente il mosaico, tubi per la conduttura delle acque, oggetti di decorazione artistica per fabbricati, mattoni di cemento a pressione, lavori in istucco, eccetera, eccetera. Nell’ atelier dello stabilimento, artisti di fama foggiano e statue e vasi e balaustre e mascheroni e cariatidi, dal disegno elegantissimo e solidi così da sembrar piuttosto scolpiti nella viva pietra. La bontà e la bellezza dei manufatti della fabbrica Gilardi & Bettiza, riconosciute e premiate ad esposizioni, sono apprezzatissime e in provincia e fuori; e anche in vari stabili della nostra città hanno fatta prova eccellente. Ma il proposito dei signori Gilardi e Bettiza non si arrestò a questi, pur felicissimi risultati. Siccome nè i locali, nè i meccanismi, ne la produzione in quantità e qualità più non rispondevano alle esigenze dell’odierno progresso tecnico ed a quelle dei committenti, i proprietari dello stabilimento decisero di ampliare ancora i locali esistenti, di fabbricarne dei nuovi, di rimpiazzare i vecchi macchinari con macchinari nuovi dalla potenzialità quattro volte maggiore, di introdurre, insomma, le più felici ed indispensabili innovazioni. All’ effetto, nella fabbrica Gilardi & Bettiza, vennero installati saldi motori (Patent Schmidt) forniti dalla reptantissima ditta Skoda di Plisen, e vennero installati dei buratti del più recente sistema, a retine finissime, forniti dalla ditta H- R. Glaser di Vienna, nonché altri congegni meccanici, forniti dalla fonderia del signor Doimo Savo di Spalato. Con queste sapienti migliorie, i prodotti della fabbrica Gilardi & Bettiza, già tanto apprezzati in provincia e fuori, si sono adesso talmente perfezionati, rispondono così alle più minute esigenze dei tecnici e degli artisti, da poter sostenere trionfalmente la concorrenza pur con quelli di fabbriche di fama mondiale. Nè temono alcun confronto, nè temono, ormai, tale concorrenza. La fabbrica Gilardi & Bettiza, che, oltre a produrre cemento di primissima qualità, confeziona, con questo materiale, qualunque manufatto edilizio od artistico, tiene un fortissimo deposito di quadrelli tanto a mosaico, che a pressione, nonché oggetti da decorazione (statue, vasi, colonne, eccetera) ed assume, garantendo la massima solidità e la massima mitezza nel prezzo, qualsiasi lavoro di pavimentazione a terrazzo. Questo stabilimento, che onora non solo la città consorella, ma e pur l’intera provincia, occupa presentemente nelle sue officine circa 70 operai e offre quindi onesto sostentamento a circa 200 persone. I signori Gilardi e Bettiza meritano tutto il possibile elogio, perché hanno dimostrato che, anche in mezzo alle miserie che ci travagliano, il motto volere è potere può andare utilmente realizzato, purché a realizzarlo s’impegnino e abnegazione e indefesso lavoro. Cosi essi hanno saputo conquistare alla loro un posto d’onore fra le industrie dalmate. Nel chiudere questi rapidi cenni, rileviamo per la cronaca che in casa Dussich, nei pressi della collegiata di San Simeone, è il deposito e la rappresentanza della casa Gilardi & Bettiza, sicché i mastri costruttori e i proprietari di Zara hanno facilitato il mezzo delle commissioni. Specialmente poi nella costruzione di stabili erariali, o fondazionali, la luogotenenza dalmata dovrebbe partir dalia massima della preferenza ai manufatti di questa fabbrica, eguali, se non migliori, ripetiamo, a quelli delle grandi fabbriche estere. È, dovere del governo, finalmente, di incoraggiare almeno in questo modo i costosi sacrifici degli industrianti dalmati.]35)

 

[Fabbrica cittadina che progredisce. — Abbiamo da Spalato: «La rinomata fabbrica di cemento della operosa ditta Gilardi & Bettiza, eh’ è di vero onore alla nostra provincia, in questi ultimi tempi venne di molto ingrandita e sistematizzata secondo le più moderne esigenze, cosi che il vasto stabilimento può essere invidiato dai maggiori centri commerciali. Ora lo stabilimento viene tutto illuminato a luce elettrica, e lunedì, seconda festa di Pasqua, la nuova illuminazione venne felicemente inaugurata. Ora la fabbrica è internamente molto bene rischiarata, mentre la riva su cui prospetta è illuminata da sei grandi lampade ad arco, che la fanno veramente rivivere, perché fino pochi giorni fa era un vero squallore. La reputata fabbrica offre lavoro a parecchie centinaia di persone ed ogni giorno dimostra maggiore sviluppo. Alla ditta auguriamo sempre miglior fortuna.»]36)

 

[Da Spalato, Di uno stabilimento industriale. - Leggiamo nel periodico «il Mare» di Trieste: «Reduce da un lungo viaggio, del quale vi riferirò a suo tempo diffusamente, mi affretto per ora a segnalarvi il grandioso sviluppo preso dallo stabilimento Gilardi e Bettiza, e lo faccio tanto più spontaneamente in quanto appunto durante il mio viaggio ho potuto accertare quanto rilevante sia la esportazione dei suoi prodotti. Ma devo pur dirvi anche il primissimo movente a queste speciali informazioni. Arrivando di notte tempo a Spalato, vidi un insolito sfolgorare di luce elettrica proveniente dalla parte di Santo Stefano. Donde veniva? Precisamente dalla fabbrica di cemento Gilardi e Bettiza. All’ indomani, dopo aver preso un eccellente mocca al Caffè Nani e Prezzi, mi avviai verso quella fabbrica, mantenendo il proposito di farvi una visitina. Devo dirvelo subito: già un’occhiata sommaria dello stabilimento mi arrecò il più alto stupore: tali ne sono i progressi, tale l’ingrandimento dall’ anno scorso. E quando si passa po’ ai particolari, vi trovate sempre a nuove meraviglie. Non più il macchinario di prima - e dico «di prima», perché non era punto vecchio - ma tutto nuovo di zecca, tutto modernissimo, rappresentante, cioè, la ultima parola del progresso nel campo della meccanica. Lo stabilimento è rischiarato dalla luce elettrica prodotta con proprie dinamo. I vasti locali delle diverse sezioni presentano un aspetto imponente, sia per la grandiosità, sia per l’ordine e la bella disposizione di ogni cosa. Dove sono i tempi in cui un povero vecchio ciuco girava la macina? Tempi caliginosi, fortunatamente andati! Ma uno spettacolo, che vi riempie di gioia, che vi fa l’effetto di un gran mare e di sole dopo qualche settimana di tempi grigi, è quello dei lavoratori occupati nello stabilimento. Qui si può dire che il lavoro ha perduto fin l’ultima traccia della gravezza che i popoli tutti attraverso la storia gli hanno attribuita. I lavoratori son qui di tal gaiezza, di sì costante buonumore, che li diresti invitati a una festa. Essi vanno lieti del rapido e continuo prosperamento della fabbrica, vanno lieti di potervi ogni giorno contribuire con l’opra loro, perché questi lavoratori - ecco il secreto - sono retribuiti e trattati in modo pienamente conforme allo spirito dei tempi. D’altro prossimamente; saluti.»]37)

Fra il 1906 ed il 1908, periodo in cui gli imprenditori Gilardi e Bettiza hanno investito l'enorme capitale, la società partecipò a moltissime esposizioni industriali: Esposizione Industriale e Agricola Austro-Ungarica di Trieste del 1882; Esposizione Economica Forestale di Zagabria del 1891; Esposizione Internazionale di Madrid del 1897 – ricevendo il gran premio; Esposizione Internazionale di Milano del 1906; Esposizione Industriale di Madrid del 1907; Esposizione Internazionale dell’ industria di Roma del 1908 – ricevendo il gran premio; Esposizione Generale del Lavoro Firenze 1908; Esposizione industriale Moderna di Verona 1908 – ricevendo il gran premio; Esposizione Internazionale delle Industrie di Genova 1908 – gran premio; Esposizione Internazionale di Parigi 1908; Esposizione Internazionale dell’Industria e del Lavoro di Torino 1911. In  basso  vengono raffigurale alcune delle medaglie vinte dalla Gilardi & Bettiza in occasione della sua partecipazione alle varie esposizioni ed in parte raffigurate in alcune cartoline pubblicitarie dell'epoca. E' doveroso precisare che quelle in figura, non sono  quelle realmente assegnate alla fabbrica ma bensì immagini tratte da siti di collezionismo e di settore.

Fig. 13

Alcune delle medaglie relativi ai premi vinti dalla Gilardi & Bettiza in occasione della partecipazione alle molteplici esposizioni universali ed industriali

Gli operai della Gilardi & Bettiza erano ben retribuiti. Questa informazione trova riscontro su altri testi di settore. Difatti i propri operai erano i meglio retribuiti di tutte le altre fabbriche di cemento. Lo stipendio per i Minatori era di 27,75 corone, lavoratori in fabbrica 26,25 corone, per i caricatori e conducenti 28,75 corone. I turni erano di 8 ore al giorno, le ore di straordinario venivano pagate il 50% in più e dopo la mezza notte e la domenica il 100%.38) Purtroppo come in ogni stabilimento non mancarono incidenti e disgrazie. Eccone alcune;

 

[Disgrazia — Venerdì alle ore quattro e mezzo p.m. — vittima d’un infortunio sul lavoro — moriva in un modo orribile l’operaio Giovanni Rogusich, addetto alla fabbrica di cemento della ditta Bettizza e Gilardi. Il poveretto lascia la moglie e dei figlioli nella più squallida miseria.]39)

[Grave disgrazia. — Giovedì alle 2 pom. accadde nella fabbrica cementi Gilardi e Bettiza un grave fatto. Un villico addetto all’ officina ebbe impigliata la camicia in una macchina in modo che ebbe asportato in un attimo tutto il braccio sinistro. Il poveretto fu subito soccorso, e, adagiato su di una lettiga, fu trasportato nel locale ospedale. Versa in gravi condizioni.]40)

 

Come precedentemente accennato, agli inizi del Novecento, nell'immediato circondario di Spalato, nel corso di nemmeno un decennio, saranno erette altre 3 fabbriche di cemento. A queste devono aggiungersi una fabbrica nella vicina Almissa [Omis] ed una nella più lontana Lesina [Hvar] sull'omonima isola posta al di sotto di quella della Brazza. Di seguito un breve cenno delle fabbriche in ordine cronologico:

Della  “Emilio Stock” di Lesina se ne è già ampiamente. Dopo la Gilardi & Bettiza è una delle fabbriche di cemento più antica della Dalmazia. La seconda in ordine di età. Fondata nel 1897 dall'Ing. Emilio Stock sull'Isila di Lesina, nella Località di Križna Luka. A causa dell'insuccesso finanziario l'Ing. Emilio Stock ed il Chimico Zamboni iniziarono a saggiare il calcare presso Stobrec. Nel 1904 i due soci avviarono la costruzione di un più grande ed imponente cementificio a Spalato nella località di San Cajo, abbandonando di fatto la fabbrica di Lesina che fu abbattuta completamente nel 1926. Nel 1967 al suo posto, venne costruito un Hotel.41

La “Jadransko d. d.” (Adriaportland) presso Salona - San Cajo. Conseguentemente alla fabbrica di Lesina, nel 1904, con un capitale di oltre 1.000.000 di corone austriache venne fondata in Salona, nella località di San Cajo, la Zamboni-Stock & Comp. Il merito della nuova impresa va ascritto esclusivamente all’intraprendenza del signor ingegnere Stock di Spalato, ed al di lui fratello Lionello, industriale a Trieste. Lo stabilimento veniva costruito in riva al mare in un’ottima posizione in quanto presso la ferrovia e la locale e la strada regia che va verso Traù. Nel 1907 lo stabilimento venne acquistato dalla «Società anonima Cemento Portland dell'Adriatico» ovvero Adria-Portland, colla sede in Bergamo. Il capitale versato ammontava a 4,5 milioni di lire italiane, era nella quasi totalità italiano. La direzione della fabbrica venne affidata al Sig. Doimo Savo, dallo spirito moderno, intelligente e colto. Coll'attività sua indefessa e lo slancio ideale, seppe egli dare al commercio ed all'industria di Spalato, belle iniziative, di genere diverso. La Adria-Portland possedeva a Senigallia (AN) un'azienda di eguale importanza di quella di Spalato che adoperava la marna estratta nei pressi di Spalato. Questa società possedeva infatti quattro dei più importanti e migliori giacimenti di marna che comperò a suo tempo, pagandoli un milione di corone; di questi l’ Adria Portland , attualmente ne sfrutta, per suo lavoro, uno soltanto. La produzione nel 1913 era di circa 600.000 quintali all'anno che però era destinata as aumentare grazie alla costruzione di nuovi altiforni.42)

La “Spalato d.d.” (Spalato Società Anonima del Cemento Portland in Salona) presso la località Majdan - Spalato. Fondata nel 1908 per iniziativa di Matteo Vidovic, presidente della Camera di Commercio di Spalato, proprietario dei vecchi mulini di Salona e coll’attivo intervento del Podestà di Spalato Dr. Vincenzo Mihaljevic, dell’ingegnere progettante Emilio Stock e di capitalisti dalmati e Triestini. La società “Spalato”, con un capitale azionario di 3.000.000 di Corone, nel 1910 fu il più vasto ed il più moderno impianto di tutta la monarchia Austroungarica.43)

La “Cement d. s. o. j.”  presso Ravnice - Almissa. Sorta nel 1908 da capitali nazionali (Marušić, Senjanović ecc..). E’ relativamente piccola ma molto moderna ed assai ben condotta. Nel 1921 passò nelle mani di una comunità di industriali e nel 1923 venne acquisita dalla società francese “L’ Avocat et Cie”44)

La “Dalmatia d.d.”, presso Castel Sucurac. A solo titolo informativo, è doveroso dire che nel 1912, nella località Castel Suciuraz, veniva fondata un’altra fabbrica di cemento denominata “Dalmatia”. La fabbrica, istituita da un consorzio finanziario a prevalenza francese, con un capitale sociale di 3,25 milioni di corone, suddivisi in azioni da 200 corone, ebbe lo scopo di produrre cemento al fine dell’esportazione. L’istituzione di una nuova fabbrica e per di più in mani estere fece molto scalpore. Alla direzione venne messo un dalmato, il conte Drusimiro De Micheli-Vitturi, che ebbe dal governo l’autorizzazione ad istituire la società per azioni.45)

Fig. 14

Ubicazione delle fabbriche presenti nei pressi di Spalato al 1912

Carta topografica: Hrvatska osnovna karta - https://geoportal.dgu.hr/

Nella mappa in alto manca la sesta fabbrica costruita nel 1897 dall’Ing. Emilio Stock sull'isola di Lesina [Hvar] che per una questione di lontananza dalle altre è stata omessa.

Tabella IV

Descrizione delle fabbriche di cemento in Fig. 14

N. Fabbrica Luogo Anno di Fondazione
A “Cemento Idraulico” Hartung e Compagno (E.Hartung-E.Höfling) Porto Mandoler [Vinisce] 1867
B Fabbrica di mattoni a vapore Dujmovac Spalato Loc. S.Dojmo 1876
1 “Cemento Idraulico” Enrico Höfling * Spalato 1865-1868
“Cemento Idraulico” Augusta Höfling
1868-1871
Fabbrica a Vapore di Cemento a Spalato Gilardi & Bettiza 1871-1908
Prima Fabbrica di Cemento Portland Gilardi e Bettiza Spalato 1908-1928
Prva Dalmatinska Tvornica Cementa Portland Marin Ferić & Co. 1928-1935
2 Zamboni, Stock & Comp. Salona Loc. San Caio 1904-1906
Società anonima del Cemento Portland dell'Adriatico
(Adria Portland) - “Jadransko dd”
1907-
3 Spalato - Società Anonima del Cemento Portland “Split dd” Spalato Loc. Majdan 1908
4 Cement - Tvornica Portland Cementa s. o j.  - “Cement d. s. o. j.” Almissa 1908-1922
L’Avocat et Cie 1923-
5 Dalmazia dd Castel Sucuraz 1912
6 Emilio Stock Lesina [Hvar] - Križna Luka 1897

Fig. 15

Dettaglio delle fabbriche di cemento presenti nel circondario di Spalato al 1912

Carta topografica: Hrvatska osnovna karta - https://geoportal.dgu.hr/

Tabella V

Dati sulla produzione delle fabbriche sorte nel circondario di Spalato fra il 1900 e 1912 calcolate fra il

1913 ed il 1923/40 46)

Fabbrica Luogo Anno di Fondazione Produzione Annua (Tonnellate) Forni
1913 1918 1932-1940 verticali orizz.
1 Gilardi & Bettiza Spalato 1865 27.000 27.000 27.000 12 -
2 Jadransko d. d. (Adriaportland) Salona 1904 80.000 79.500 175.000 18 2
3 Split d. d. Majdan - Spalato 1908-1910 150.000 155.000 336.000 62 2
4 Cement d. s. o. j. /(L’Avocat et Cie)* Ravnice - Almissa 1908 18.000 18.000 60.000 4 -
5 Dalmatia d.d. Castel Suciuraz 1912 120.000 120.000 220.000 35 1

Dall'analisi dei dati in tabella IV, è doveroso precisare che la Gilardi & Bettiza, nonostante sia stato uno stabilimento più modesto rispetto all’Adria-Portland e alla Spalato, è bene precisare che riusciva a mantenere un mercato abbastanza esteso e non soggetto a sbalzi od oscillazioni in quanto preferita da vecchie clientele, specialmente nel mercato locale, oltre che per la sua vasta gamma di prodotti.47)

 

Nel 1909, l’industria del cemento, principalmente a causa di un’inqualificabile e spietata concorrenza da parte di altre fabbriche dell’Impero Austro-Ungarico, si avviò verso un periodo di grande e profonda crisi economica. Alla fine del 1909, i prezzi del cemento scesero talmente tanto da minacciare non solo gli interessi ma anche l’esistenza di molte fabbriche dalmate. In quel periodo, la produzione del cemento sorpassava di gran lunga la richiesta e i depositi di molte fabbriche rigurgitavano il loro prodotto tanto da essere imbarazzate sul modo di impiegarlo, e per sbarazzarsene furono costrette a svenderlo a qualunque prezzo. Inoltre, a causa del disinteresse del governo Austriaco di incentivare l’esportazione del cemento, le fabbriche dell’interno della monarchia non risentirono della crisi dato che avevano facili comodità di spedizione del loro prodotto, tanto all’interno che all’estero. Gli stabilimenti Dalmati invece, dovevano andare incontro a spese gravosissime perché isolati e senza mezzi di comunicazione. Infatti se tutte le spese e perdite di tempo (imballaggio, molteplici imbarchi, sbarchi e invagonamenti) fossero state evitate, le fabbriche della Dalmazia avrebbero potuto esportare gran parte del loro prodotto per l’estero in maniera da lasciare libero campo alle fabbriche dell’interno della Monarchia.48) Alla fine del 1910, la lotta di concorrenza aveva assunto proporzioni degne di nota. A fine agosto il prezzo del cemento a Vienna era di 380 Corone per vagone. Rispetto all’anno precedente era sceso di ben 100-130 corone per vagone.49) Nel gennaio del 1911, i rappresentanti di tutte le fabbriche dalmate di cemento si radunarono a Spalato, al fine di fare fronte comune ed accordarsi sul modo di eliminare le loro divergenze ed ostacoli, che fino ad allora avevano reso difficile l’entrata delle stesse nel cartello.50) Nel febbraio del 1911 vennero finalmente concluse le trattative per la rinnovazione del cartello di cemento, che si basava su una convenzione di contingentamento fra i quattro gruppi (interno austriaco, boemo, moravo-slesiano-galiziano e meridionale) e sulla ripartizione del contingente fra gli stessi. Il nuovo cartello costituì una reale vittoria riportata dal gruppo delle fabbriche dalmate su quelle dell’interno che  nella lotta di concorrenza con le industrie del cemento della Dalmazia, subirono una perdita di circa 11 milioni per mancato guadagno. Il cartello generale del cemento fu suddiviso in 4 gruppi: il boemo, al quale fu assegnato un contingente di 30.000 vagoni; il galiziano, che dispose di un contingente di 30.000 vagoni, l’interno, che ebbe 36.000 vagoni ed il meridionale, il cui contingente venne fissato in 35.000 vagoni. Del gruppo meridionale fecero parte 10 fabbriche, delle quali quattro hanno sede in Dalmazia. Scopo del cartello fu anche la lotta contro eventuali nuove fondazioni di fabbriche di cemento, specialmente nel sud della monarchia a.u., dove vi era una sovrapproduzione  che si voleva ad ogni costo evitare.51)  Nell’Agosto del 1911, le quattro fabbriche dalmate, ovvero la La «Spalato» Società Anonima del Cemento Portland, Trieste; la Prima Fabbrica Dalmata Cemento Portland Gilardi & Bettiza, Spalato; la Società Anonima Cemento Portland dell’Adriatico, Spalato, e la «Cement» Tvornica Portland Cementa s. o j. Spalato, affidarono la vendita per la Dalmazia del loro Cemento Portland alla «Filiale di Spalato dell’Ufficio Principale di Vendita delle Fabbriche Austriache di Cemento». Pertanto ogni richiesta di cemento andava indirizzata alla predetta Filiale di Spalato, che fissava i prezzi, le condizioni di pagamento, nonché a marca da fornirsi.52)  Per tale motivo, la filiale della Gilardi&Bettiza da poco istituita a Trieste, venne chiusa nel marzo del 1911. Conclusi gli accordi e cessata l’aspra lotta di concorrenza, nel 1911, le fabbriche di cemento della regione produssero 21.700 vagoni e precisamente: l’«Adria Portland» 5000, la «Spalato» 9000, le altre fabbriche della Dalmazia 3000, la «Buccari» 2000, «Lengenfeld» 2700. Di quanto prodotto, fu smerciato circa il 90%. Particolarmente degno di nota è lo sviluppo preso dall’ esportazione per l’Egitto, l’Oriente, le Indie, l’Argentina, il Brasile e la Russia anche se i prezzi quali si poté effettuare l’esportazione, non lasciarono alcun margine di guadagno ma servirono però a ridurre le spese generali di regia.53) A solo titolo informativo, è giusto ricordare che nel 1912, successivamente all’istituzione del cartello del cemento, nei pressi di Spalato, a Castekl Sucurac, sorse un’altra fabbrica di cemento ad opera di un consorzio finanziario a prevalenza francese, denominata «Dalmatia». Nel frattempo, ovvero nel primo decennio del Novecento, nella Spalato multietnica e cosmopolita, vivace sul piano intellettuale ed in piena trasformazione economica ma divisa da dure lotte politiche e nazionali, incominciarono a delinearsi una serie di cambiamenti socio politici che determineranno in un futuro prossimo, il destino della fabbrica e quello delle famiglie Gilardi e Bettiza. La politica posta in essere dall’Austria-Ungheria che incoraggiava l’affermarsi dell’etnia slava per contrastare l’irredentismo italiano, aveva ormai dato i suoi frutti. Gli ultimi decenni della dominazione asburgica, furono infatti caratterizzati da un forte antagonismo nazionale e comunque furono anni durante i quali le lotte nazionali a Spalato si aggravarono e vennero a dominare la vita politica della città. In coincidenza con le guerre balcaniche, gli entusiasmi nazionalisti filo serbi furono fonte di numerosi incidenti a Spalato. Si manifestarono infatti numerosi atti di teppismo e intimidazione verso negozi con scritte italiane e verso case di autonomisti e di italiani. Veniva contestata ogni manifestazione pubblica che rivestisse carattere italiano o autonomista (dai funerali alle esibizioni musicali) e talvolta insultati i bambini che frequentavano la scuola italiana della Lega Nazionale. Nel 1909 la lingua italiana venne vietata in tutti gli edifici pubblici ed i dalmati italiani furono estromessi dalle amministrazioni comunali.  Fra il 1908 ed il 1909 vi furono anche numerosissimi episodi di violenza che videro coinvolti giovani Croati nazionalisti e operai Italiani, dipendenti delle fabbriche di cemento Adriaportland e Spalato d.d. Nel 1913 fù anche aggredito un dipendente della Gilardi & Bettiza.  Di seguito alcuni dei più significativi articoli di cronaca dell’epoca, che meglio narrano il clima di tensione presente:

[A proposito di educare il popolo alla tolleranza. 11 «Jedinstvo» nei due penultimi numeri dedicava lunghi trafiletti ad un certo conflitto avvenuto a Salona, fra operai italiani addetti a quella fabbrica di cemento e contadini di Salona, nella qual circostanza i primi avrebbero malmenato e ferito gravemente certo Gaspicn ; il suddetto giornale coglieva quest' occasione per raccomandare i buoni rapporti fra i contadini e gli operai della fabbrica cementi ed insisteva perchè la stampa eviti di pubblicare in argomento notizie false, atte ad irritare ; rappresentava poi il Gaspich come vittima di astio nazionale. E' stato accertato in sede competente non trattarsi di una zuffa, bensi che il Gaspich riportò una leggera contusione, cagionatasi da se stesso cadendo a terra ubbriaco, e questo suo stato ebbe egli stesso a riconoscere, oppure spinto involontariamente da un operaio italiano. In ogni caso la cosa con tutto il soverchio zelo delle autorità è stata ridotta ai minimi termini e trattasi di una semplice contravvenzione. E un tanto ebbe a riconoscere ieri a sera lo stesso «Jedinstvo». Ora ci chiediamo noi, a che scopo le gonfiature dei due penultimi numeri? E' forse in simile maniera, colla lettura di notizie tendenziose e piene di fiele, che la popolazione rustica, per se rozza e impulsiva, viene spinta a quel sentimento superiore eh' è la tolleranza ? Ma è evidente: al «Jedinstvo» poco preme di far servigi alla verità, pur di riuscir gradito a certi tali.]54)

 

[Da Spalato. Sassate a pregiudizio di operai italiani a Salona. Ancora si è sotto la penosa impressione dei gravi fatti successi il giorno di S. Caio a pregiudizio di operai regnicoli addetti alla fabbrica di cemento Portland di Salona, ed ecco oggi un nuovo viene ad aggiungersi alla sequela di reati, di cui sono vittime sudditi italiani. L’operaio Andrea Armelino si recava dopo il pranzo con alcuni suoi compagni della fabbrica diretto al villaggio ad acquistare del vino. Dietro una collinetta, evidentemente a tendere l’agguato, si erano nascosti dei salonitani, i quali, quando gli italiani si avvicinarono, lanciarono contro di essi dei grossi e fitti sassi; gli italiani si diedero alla fuga, non perciò uno di essi e precisamente l’Armelino rimase colpito da cinque sassi che cagionarono delle ferite e contusioni. Sanguinante egli si recò a denunziare il fatto all’autorità competente. In breve lasso di tempo, in una medesima settimana, è questo il secondo fatto di sangue; e certa stampa radicaloide, che fa breccia sul popolino, non s’avvede della responsabilità che s’assume e delle serie conseguenze che può produrre l’aizzamento del popolo ignorante contro pacifici regnicoli.]55)

 

[Ancora aggressioni contro italiani regnicoli. — Domenica sera, 17 corrente, alcuni operai addetti alla fabbrica di cemento Portland di Salona si recarono per diporto a Vragnizza, il paesello immediatamente vicino alla fabbrica stessa e che costituisce, con Salona, una sola parocchia. Uno di quegli operai, curvatosi per raccogliere alcune sigarette sfuggitegli di mano, venne maliziosamente atterrato da un paesano che gli passava presso tenendo a guinzaglio un animale. Alle moderate e giuste rimostranze dell' italiano, il provocatore ed altri amici suoi risposero con atti di immediata violenza, e contro agli operai italiani che si diedero a fuggire verso la riva vennero scagliati dei sassi. Era ormeggiato li presso il veliero italiano «Ciro» intento all' imbarco della marna, ed agli aggrediti si presentò quale naturale rifugio la nave dei loro connazionali. Senonchè, il gruppo degli assalitori, divenuto in breve numerosissimo, rivolse la sua ira brutale contro tutti quanti stavano raccolti sul «Ciro». Marinai ed operai cercarono scampo sotto coperta, non però abbastanza in tempo, che due di essi riportarono visibili traccio della mala azione avversaria; Gian Battista Morando riportò una contusione al braccio, Leonardo Sallustri, entrambi da Torre del Greco, una ferita al piede. La folla dei villici, aizzati da taluni dei sistematici perturbatori, continuò a gittar sassi contro il «Ciro» spezzando il fanale di bordo ed un vetro; si allontanò poi indisturbata quando le parve e piacque. Ieri (lunedi) si recò sopra luogo il consigliere di luogotenenza, dirigente il locale capitanato distrettuale, dottor Madirazza ed il solito giudice istruttore Knežević. Si dice che i responsabili non vennero individuati. (Chi conosce per prova la mitezza, la remissività, la pazienza dei lavoratori regnicoli, che vengono tra noi in cerca di un tozzo onorato, può difficilmente credere ch'essi siano stati elemento di provocazione e un mese fa a Salona e giorni sono a Vragnizza. Eppure i giornali della radicaleria croata lo asseriscono, con quanta serietà si può pensare, fatto calcolo dello stato di continua diffidenza, in cui i regnicoli, ospitati in Dalmazia, si trovano: paurosi di creare anche il più piccole incidente. Oh, quanto meglio farebbero certi giornali, inculcando alle masse il rispetto e l'affetto pei poveri e sobri lavoratori, anziché quasi aizzarle a far peggio, coonestando sempre le loro imprese, dando loro sempre ragione e torto mai. N. d. R.;]56)

 

[Contro regnicoli. Presso alle foci del Jadro, ed a poca distanza dai Molini Vidovich, sta sorgendo la nova fabbrica di cemento Portland «Split» iniziata dai signori Mihaljević e Vidović col concorso della Anglo-Bank. Il sub-appalto dei lavori di costruzione è in mano della Ditta Weiss o Freytag di Neustadt, la quale aveva alle proprie dipendenze anche 42 operai italiani, regnicoli, la più parte carpentieri. Martedì nel pomeriggio, un operaio italiano, sulla via, chiese da bere ad un ragazzo che portava un recipiente d’ acqua potabile destinato ad un gruppo di operai, più discosto. Il ragazzo accondiscese e l’operaio bevette. Senonché due operai croati, li presso, rimproverarono il ragazzo, dicendo a carico degli italiani parole ingiuriose. Il fratello dell’italiano, ch’era seco lui, operaio esso pure, chiese ragione di quel e offese ai croati, ed allora uno di essi senz’altro lo afferrò pel braccio e lo scosse così da lacerargli la maglia. L’ italiano allora, irritato, respinse, colpendolo con un pugno al viso, l’aggressore, Indi i due italiani, che vedevan correre contro di loro degli altri, si diedero alla fuga, verso le baracche degli ingegneri, ove si rifugiarono. Gli operai croati, chiamati e eccitati da quei due loro compagni, mossero in massa verso il luogo ove s’eran rifugiati gli italiani, ma le persone che dirigono i lavori li fecero retrocedere. Retrocessero, ma per ritornare in massa assai più numerosa e compatta, e non più contro i due italiani di prima, ma contro i loro connazionali che stavano al lavoro, la più parte arrampicati sulle armature. Gli aggressori, circa 200, si diedero a scagliar sassi. La posizione degli italiani era oltremodo pericolosa; essi si diedero alla fuga, saltando giù in fretta dai loro posti di lavoro, e non opposero alcuna reazione violenta. Non fuggirono però cosi presto da non rimanere, sette, colpiti dai sassi e leggermente lesi.....

....Malgrado tutto però 36 operai italiani abbandonarono già mercoledì la Dalmazia, parte per la via di Trieste, parte col «Molfetta» per Ancona.......]57)

 

[Da Spalato, Fra operai croati e italiani. Uno stabilimento industriale assalito e devastato. domenica, verso le 7 p. m., il telefono recò all’autorità di polizia capitanale l’avviso che fatti gravissimi accadevano a Salona. La fabbrica di cemento Portland dell’Adriatico era assalita da un fortissimo gruppo di villani e di operai; urgevano soccorsi. Da qualche mese regnava a Salona una relativa quiete. Nessun recente avvenimento offriva pretesto al ridestarsi così violento delle ire. In quel pomeriggio trovavansi a Spalato, per passarvi la festa, il direttore tecnico della fabbrica, ingegnere Rossi, e tutti i capi operai. Mentre il commissario di polizia Persic stava requirendo la gendarmeria ed i mezzi di trasporto, il consigliere d’amministrazione, delegato della grande società industriale, signor Doimo Savo, si metteva in relazione telefonica col villino della direzione, sito in prossimità della fabbrica, e riusciva a conferire con la signora Rossi, madre dell’ingegnere, che sola, con una donna di servizio e con una bambina, si trovava in casa. La scena, al telefono, era emozionante. Con la voce rotta per lo spavento e la emozione, la signora Rossi, a scatti, implorava aiuto, diceva che grossi sassi abbattevano le finestre e penetravano nell’appartamento, che gli aggressori stavano per penetrare nell’ edificio, che mancava qualsiasi protezione esterna, nè era possibile uscire sulla via per recarsi al villaggio, ove stazionano i gendarmi, senza cadere fra le mani degli assalitori. Il telefono rendeva, con terribile verità, lo stato dì angosciosa sofferenza della grama signora e le parole di coraggio che le veni van date dalla donna seco lei rinchiusa. Con deplorevole ritardo, perché causa il giorno festivo e la sera non si reperivano cocchieri, partirono per Salona il commissario di polizia, l’ing. Rossi ed alcuni gendarmi, poco appresso il commissario dott. Gloning, il medico dott. Karaman ed altri gendarmi. La portineria della fabbrica telefonava intanto che, per il sopraggiungere di alcuni organi dell’autorità di finanza, i malfattori s’erano ritirati. Alle 11 e mezzo della notte accorsero a Salona anche il signor procuratore di stato cav. Maroli ed il giudice istruttore Nonveiller, in seguito al ricevuto rapporto sui gravissimi avvenimenti. Ecco l’accaduto. In quel pomeriggio, gli operai italiani Leone Biagio, Giuseppe e Simeone Grassi, Salvatore Ciocalupi, Cosimo Rocco e Giovanni Pestarotta, tutti da Ruvo di Puglia, s’ eran recati a passeggio lungo la linea ferroviaria. Presso alla stazione di Salona s’erano incontrati in un gruppo di 10 o 12 operai croati, fra i quali tali Draskovic e Jajic di Salona e Martino Cerena di Scardona. Costoro si diedero a dileggiare ed offendere gli italiani, e poi, appena questi mostrarono risentirsene, li aggredirono con sassi, e, brandendo i coltelli, li volsero in fuga. Riesciron tutti a scappare, tranne Leone Biagio che venne circondato dagli aggressori i quali impresero a sfogare su di lui la loro folle collera. Fortunatamente, nel momento del massimo pericolo, lo protesse e salvò un insperato ausilio. Due uomini, uno zingaro, il cui nome è ancora ignoto, e tal Ivan Losancic ottomano di Livno, quivi a caso accorsi, presero le difese dell’italiano, lo strapparono alle mani di quei brutali, e dichiararono loro che non lo avrebbero toccato senza passare sui loro corpi, essendo vile che una decina di uomini facessero scempio d’un solo. Quindi, i due generosi accompagnarono Leone Biagio fino ai pressi della fabbrica, ove i suoi compagni lo credevano finito. A custodia della fabbrica non c’erano che tre o quattro persone. Anche nell’ osteria esterna, dalla parte del villino, non c’ erano che donne e fanciulli. Gli uomini erano a Spalato, e quelle canaglie che sollevarono lo scandalo lo sapevano bene. Nel frattempo gli aggressori del Biagio e dei suoi compagni raccolsero rapidamente una gran frotta di villici e di operai croati, e tutti assieme, oltre a cento, assalirono e grandinarono di sassate i locali d’accesso alla fabbrica ed il villino della direzione. La portineria dello stabilimento industriale e l’edificio soprastante vennero gravemente danneggiati, e non meno danneggiata fu la villa. Lo spettacolo che s’offerse alla commissione giudiziaria era dei più caratteristici. Pareva che un branco di barbari Barbari fosse passato di là. Tutte le finestre erano infrante, la mole delle selci aveva sconquassate le imposte, i riquadri, e qua e là gli intonachi. Tutto intorno agli edifici, e nel loro interno, giacevano in enorme quantità grossi sassi. La forza con la quale eran stati lanciati si misurava dalla parabola che avevan descritta, dopo infrante le finestre, per ripercuotersi ancora sulle pareti e sui solai. Fu vero miracolo che nessuno rimanesse colpito. Nella casa operaia, sopra la portineria della fabbrica, un grosso sasso cadde su di un letto, proprio nel sito d’ onde pochi istanti prima una donna piena di spavento aveva tolta una bambina di pochi mesi, dormiente. L’aspetto di devastazione, se era orribile, mostrava come il gran muro di cinta di cui la Società ha dall’anno passato ricinta la fabbrica, abbia avuto il merito esclusivo di aver impedito un eccidio! Il giudice istruttore, nella notte, procedette all’arresto di 43 indiziati d’aver partecipato al misfatto. Va notato che su circa 500 operai addetti alla fabbrica ci sono non più di una dozzina di regnicoli. Ogni commento sarebbe doloroso e superfluo.]58)

 

[Cose che non accadono a Zara. Criminosa aggressione. Carlo Polli, impiegato presso la ditta Gilardi e Bettiza di Spalato, e uno tra i più simpatici giovani e forti ginnasti italiani di quella città, era stato più volte insolentato da gruppi di provocatori croati, ch'egli però aveva sempre saputo tenere a posto. La sera del 3 corrente, rincasando solo e passando nei pressi dello stabile Demarchi, venne ad un tratto affrontato da una comitiva di dieci o dodici croati, i quali, dopo un abbondante vomitio di insulti a lui e al partito italiano, gli sbarrò il passo in atto provocatorio. Sapevano che il Polli, non essendo pusillanime, avrebbe reagito: e per questo si erano messi in dodici contro uno. Alla teppistica aggressione il Polli oppose una resistenza tenace, difendendosi da leone; quando, d'un tratto, uno degli aggressori lo colpi con una pietra del peso di circa otto chilogrammi e in cosi malo modo da farlo stordire e cadere a terra privo di sensi. Vedendolo a terra, e ritenendolo forse anche morto, gli aggressori fuggirono. Il Polli, riavutosi, tutto pesto, indolenzito e grondante sangue, si trascinò fino ai suo domicilio. Il padre del ferito, signor Lorenzo Polli, usci di casa con il figliuolo e lo condusse dal dott. Tommaseo, che con ogni premura gli prestò i primi soccorsi. Il giorno successivo è stata presentata denuncia alla Procura di stato contro gli aggressori; ed il medico giudiziario constatò una grave frattura dell'osso nasale e un' altra ferita ai zigoma con suffusione sanguigna all' occhio. E' proprio il caso di ripetere al «Narodni List» che fatti consimili, meditati a freddo e commessi senza la più remota necessità, a Zara non ne accadono mai.]59)

Le lotte nazionali si aggravarono ulteriormente con la fine del primo conflitto mondiale che determinò il disfacimento dell’impero Austro-Ungarico e la nascita dello Stato SHS. Proprio la città di Spalato, fra il 1918 e il 1920, fu teatro di una serie di episodi violenti a carattere prevalentemente anti italiano, chiamati “Incidenti di Spalato”, che culminarono con l’assassinio del comandante della Regia Nave Puglia Tommaso Gulli e del motorista Aldo Rossi. Proprio Lorenzo Gilardi e Giovanni Bettiza, furono fra i firmatari di una serie di manifesti propagandistici a carattere fortemente irredentista. In un clima politico sempre più dominato dal nazionalismo serbo che mirava all’annientamento della componente Italiana in tutta la Dalmazia, poiché vista come ostacolo nella creazione di una nazione Jugoslava omogenea, i soci delle famiglie Gilardi e Bettiza furono costretti a cedere parte delle proprie quote alla famiglia dello spalatino-jugoslavo “Ferić” per far sopravvivere una fabbrica, d’ora in poi fortemente dipendente dal benvolere dello stato SHS.60) Pertanto il 14.06.1918, fece ingresso nella società la famiglia Ferić, già proprietaria di una società di scavo ed esportazione della marna, la quale, fornendo la propria materia prima, ottenne una quota complessiva di 12/60, ovvero Marino Ferić di Vincenzo 4/60 e Vincenzo, Marino, Pietro e Matteo di Antonio 2/60 cadauno. 61)

Soci della Gilardi & Bettiza nel 1919 - Famiglia Gilardi, Bettiza e Feric

Fig. 16

Soci e relative quote nel 1919

Nel novembre del 1917, morì il socio Protasio II Gilardi, pertanto le proprie quote sociali passarono di pieno diritto ai suoi tre figli Renzo (19 anni), Oscar (9 anni) e Jolanda (15 anni). Dei tre figli di Protasio, Renzo seguì la carriera militare quale ufficiale nell’Esercito Italiano, rinunciando di fatto nel seguire le orme del padre, mentre Jolanda sembrerebbe rinunciare addirittura  ai propri diritti sulla società in quanto nell’atto di liquidazione della società, non viene menzionata. All’atto della morte di Protasio, così come previsto dal contratto sociale, la rappresentanza della fabbrica passò invece al giovane fratello Lorenzo II Gilardi (37 anni). All’interno della dirigenza, rimanevano ovviamente i due fratelli Bettiza, Giovanni (63 anni) e Pietro (61 anni). Qualche anno dopo, a seguito del Trattato di Rapallo, la città di Spalato venne esclusa definitivamente dai territori dalmati a cui l’Italia sperava di ottenere. A seguito di ciò, gli italiani di Spalato, o meglio della Dalmazia che dunque non fu annessa al Regno d’Italia, poterono optare per l’acquisizione della cittadinanza italiana in luogo di quella jugoslava, pur mantenendo la residenza in loco. Nonostante una violentissima campagna intimidatoria da parte jugoslava, alla scadenza dei termini oltre novecento famiglie spalatine avevano esercitato l’opzione. Questa decisione provocò non poche spaccature all’interno di moltissime famiglie che nel corso degli anni si erano mescolate fra loro. All’interno di molti nuclei familiari la scelta divise i vari componenti. Nel 1920, tutti i componenti della famiglia Gilardi optarono per la nazionalità Italiana. Stesa scelta per Giovanni e Pietro Bettiza anche se all’interno della famiglia ci furono componenti che optarono per la cittadinanza jugoslava. Dalla scelta della cittadinanza italiana, seppur entrambe le famiglie erano stimatissime in città, così come per molte altre fabbriche ed attività, passò l’idea che la fabbrica di cemento ed i suoi capitali si trovavano in mani straniere oltre che di essere accusati di favorire l’assunzione di operai italiani o pro Italiani. Considerata dunque al pari della Adria Portland, la Cement, la Dalmatia, la SULFID ecc.., quando a differenza di queste ultime, le cui sedi si trovavano in Italia, la Gilardi&Bettiza era a tutti gli effetti un’industria dalmata e della città di Spalato. Dall’acquisizione della cittadinanza da parte dei proprietari, per una serie di cause dovute principalmente ad un probabile errato investimento, o forse ad una difficilissima situazione politica ormai ostile verso la componente italiana o a causa di probabili motivi personali passeranno appena sei anni, perchè questa industria veda il tramonto. Il 30 giugno 1925, scaduti i termini del precedente contratto sociale (1894), la società venne registrata questa volta sotto il nome “PRVA DALMATINSKA TVORNICA CEMENTA PORTLAND GILARDI & BETTIZA”.62)

Fig. 17

Articolo pubblicitario

«Novo Doba» a. IX , n. 296, Spalato 25.12.1926

NOTE

1) Per notizie relative ad Antonio Bajamonti, l’operato della sua amministrazione e la vita politica di Spalato fra il 1860 ed il 1880: Antonio Bajamonti in «Archivio storico per la Dalmazia» a III, Vol. IV, nr. 24, Roma, marzo 1928; «Il Dalmata»  Supplemento al Dalmata n. 14, 16, 19 e 23 rispettivamente del 17, 24 febbraio, 6 e 20 marzo 1872;  Sopra le Relazioni dell'amministrazione del comune di Spalato dal 9. gennaio 1860 - 6. giugno 1864 del Dr. A. Bajamonti, Sorgetti, Spalato, 1865; Raccolta dei vari componimenti pubblicati nella solenne elezione ... Antonio Bajamonti a podesta di Spalato ... 1865, Zannoni, Spalato, 1865; Nello inaugurare la publicita delle sessioni municipali in Spalato, il giorno 9 giugno 1862, Tip. Lloyd Austriaco, Trieste, 1862; Memoria intorno lo scioglimento del municipio di Spalato, L. Herrmanstorfer, Trieste, 1864; Discorso inaugurale pronunciato nella pubblica sessione municipale del 30. Luglio 1864 in Spalato, Lloyd austriaco, Trieste, 1864; Dell'amministrazione del comune di Spalato dal 9 gennaio 1860 al 6. giugno 1864, Tip. Lloyd Austriaco, Trieste, 1864; Monzali L., Antonio Tacconi e la comunità italiana di Spalato, Venezia, 2007;

 

2) Eretto in stile rinascimentale, con quattro ordini di palchi, loggione e ampia platea con atrio e antiatrio. li soffitto fu decorato dal pittore Antonio Zuccaro da Trieste con sette grandi dipinti allegorici rappresentanti: 1° La Liburnia, guidata dal genio della navigazione e dell'industria, valica le onde e popola la Dalmazia; 2° Le guerre dei Romani in Dalmazia; 3° La Dalmazia invasa dagli Avari e Croati argina alle marine la propria autonomia; 4° La Dalmazia spiega lo stendardo del reggimento municipale; 5° Guerre tra Dalmati e Turchi; 6° La Dalmazia nel 1859, 7° Apoteosi. La Dalmazia congiunge la civiltà d'Oriente con quella di Occidente. I Dalmati illustri erano rappresentati da 26 medaglioni. Concorsero ai lavori gli architetti Zabadeo Piccini di Trieste e Giuseppe Voltolini di Spalato; Una descrizione del Teatro bajamonti si trova nell'opuscolo Illustrazione del teatro Bajamonti in Spalato, Tip. V. oliveti e Giovannizio, Spalato, 1860; vedi anche nota n. 1;

 

3) Gabinetto di lettura in Spalato in «La Voce Dalmatica» a. II n. 12, Zara, 25.03.1861;

 

4) Corrispondenza da Spalato, 4 maggio” in «Il Nazionale» a. I n. 20, Zara, 07.05.1862 – Supplemento alla «Voce Dalmatica» a. III, n. 20, Zara, 23.07.1862;

 

5) Discorso inaugurale Tenuto nell'occasione dell’apertura della scuola Reale superiore di Spalato dal direttore provvisorio professore Vincenzo Bazolich l'anno 1862 in «La voce dalmatica» a. IV n. 4, Zara, 14.01.1863 e …..continuazione in «La voce dalmatica» a. IV n. 5, Zara, 17.01.1863 - Corrispondenza da Spalato in «Il Nazionale» a. II, n. 16, Zara, 25.02.1863 - Corrispondenza da Spalato in «Il Nazionale» a. II, n. 78, Zara, 30.09.1863; Discorso inaugurale tenuto nell'occasione dell'apertura della scuola reale superiore di Spalato, Giovannizio, Spalato, 1862;

 

6) Corrispondenza da Spalato in «Il Nazionale» a. VI, Zara, 07.08.1867, Gazzettino della Città e provincia in «Il Dalmata» a. II n. 68, Zara, 14.08.1867;

 

7) Associazione Dalmatica, progetto di società da instituirsi a Spalato a sussidio dell'industria, Trieste, Tipografia del Lloyd Triestino, 1861, Maskek L., Manuale del Regno di Dalmazia per l’anno 1872, a. II, Zara, F.lli Battara, 1872, pp. 310; Ci scrivono da Spalato, in «Il Dalmata» a. X,.n. 1, Zara, 02.01.1875; DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio CHIUDINA Giacomo, atti nr. 251/1864, 254/1864, 735/1866, 40/1867, 350/1867, 77/1868, 198 /1868, 199/1868, 685 /1868, 733 /1868, 831 /1868, 834/1868, 839 /1868, 850/1868; 80/1869, 321/1869, 130/1869, 252/1870;

 

8) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio CHIUDINA Giacomo, atto nr. 119/1871;

 

9) Trigari N., Accogliamo con piacere la seguente lettera. Spettabile redazione, in «Il Dalmata» a. VII, n. 12, Zara, 10.02.1872, Avviso in «Il Dalmata» a VI, nr. 33, Zara, 03.05.1871;

 

10) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio CHIUDINA Giacomo, atto nr. 119/1871;

 

11) Resoconto della prima assemblea popolare, tenutasi a Spalato nel teatro Bajamonti il di 21 gennaio 1872, in «Il Dalmata» a. VII,. Supplemento al n. 16, Zara, 24.02.1872;

 

12) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio CHIUDINA Giacomo, atto nr. 7/1876 del 09.01.1876; Notizie locali e provinciali, in  «La dalmazia cattolica» a. VII, n. 3, Zara, 16.01.1876;

 

13) Trista Realtà, in «Il Dalmata» a. XIV, n. 91, Zara, 22.11.1879;

 

14) Žižić D. - Bartulović H., Peći za cement tipa Dietzsch i njihovo znaèenje za industrijsku arhitekturu Dalmacije, in «Prostor» a. 23 [2015] nr. 49,  Zagabria, 2015, pp. 42;

 

15) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio CHIUDINA Giacomo, atto nr. 123/1878;

 

16) Catalogo dei prodotti della fabbrica edizione 1894 ;

 

17) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio KAMBER Paolo, atto nr. 668/1894;

 

18)  Spalato sotto l'aspetto storico, politico e commerciale - Rapporto del R. Viceconsole Giuseppe Dei Conti Giacchi in  «Bollettino del Ministero degli Affari Esteri» - Anno 1896, Roma, 1897, pp 43;

 

19) Industrie dalmate, in «Il Dalmata» a. XXIX, n. 54, Zara, 07.07.1894;

 

20) Terreno contrassegnato con la particella terr. 8303 della mappa catastale di Spalato.;

 

21) Terreno contrassegnato con la particella terr. 8335 e edile 50/2;

 

22) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio KAMBER Paolo, atto n. 668/1894;

 

23) Industrie Dalmete, in «Il Dalmata» a. XXXVII, n. 16, Zara, 20.08.1902;

 

24) PASQUALUCCI L. Annuario D'Italia per l'esportazione e l'importazione, Roma, 1905, pp.607;

 

25) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale – Notaio GIUNIO Giovanni, atto nr. 338/1900;

 

26) Per l'esportazione italiana del cemento Portland - Jugoslavia, in «Il Cemento Armato - Le Industrie del Cemento» a. XXVII, n. 3, Milano, Marzo 1930, pp.30;

 

27)  Industrie e società anonime in Dalmazia  in « La società per azioni. Rivista pratica quindicinale», Roma, E. Manna, 1917, pp. 144-145;

 

28)   I forni per il cemento, in «Il Politecnico. Giornale dell’ingegnere architetto civile ed industriale» a. XLI, Vol. 33, Milano, Tipog. e litog. degli ingegneri, Aprile 1903, pp. 269-271;

 

29)  Industrie Dalmete in «Il Dalmata» a. XXXVII, n. 16, Zara, 20.08.1902;

 

30) Da Spalato...di uno stabilimento industriale, in «Il Dalmata» a. XLIV, n. 34, Zara, 28.04.1909;

 

31) Fabbrica cittadina che progredisce, in «Il Dalmata» a. XLI, n. 31, Zara, 21.04.1906;

 

32) Una fabbrica di cemento a spalato in «Il Politecnico. Giornale dell’ingegnere architetto civile ed industriale», a. LVIII, Serie 2, Vol. 2 Fasc. 17 (sett.2010), Milano, Tipog. e litog. degli ingegneri, 1910, pp. 543-544;

 

33) Non è del tutto chiaro, l'effettivo ampliamento messo in opera nel corso degli anni, ma risulta molto verosimile, la seconda parte dell’articolo [Tecilazić M., Iz historijata Prve dalmatinske tvornice portland cementa u Splitu, in «Arhiv za kemiju i tehnologiju», n. 12, Zagabria, 1938, pp. 53-54]. Infatti sebbene la prima parte dell’articolo, ovvero quella che tratta la fondazione della fabbrica, sono presenti elementi discordanti, la parte che descrive lo sviluppo dello stabilimento trova riscontro con le varie fotografie in cui viene ripresa la fabbrica nel corso del tempo;

 

34) Archivio di Stato di Trieste. Tribunale Commerciale e Marittimo di Trieste – sez. III – 1909 – Atti Registro A II 168;

 

35) Industrie dalmate, in «Il Dalmata», a. XXXVII, n. 66, Zara, 20.08.1902;

 

36) Fabbrica cittadina che progredisce, in «Il Dalmata», a. XLI, n. 31, Zara, 21.04.1906;

 

37) Da Spalato, Di uno stabilimento industriale, in «Il Dalmata», a. XLIV, n. 31, Zara, 28.04.1909;

 

38) Šimončić Z., Bobeko, Razvoj Cementne Industrije u Hrvatskoj u Razdoblju Izmedu Dva svjetska Rata 1918-1941 in «Povijesni prilozi» Vol. 2, Zagabria, Institut za historiju radničkog pokreta Hrvatske, 1983, pp. 116-118;

 

39) Disgrazia, in «Il Dalmata», a. XXXVI, n. 91, Zara, 13.11.1901;

 

40) Grave disgrazia, in «Il Dalmata», a. XLII, n. 60, Zara, 27.07.1907;

 

41) Žižić D. - Bartulović H., Tvornica cementa u Kriznoj Luciu Hvaru, in «Prostor» a. 23 [2015] nr. 49,  Zagabria, 2015, pp. 47-48;

 

42) A proposito di un processo, in «Il Dalmata», a. XL, n. 9, Zara, 01.02.1905;  Cose industriali, in «Il Dalmata», a. XLII, n. 18, Zara, 02.03.1907; Madirazza F., Storia e costituzione dei Comuni Dalmati, Spalato, Narodna Tiskara, 1911, pp. 186-189; Spalato in «Patria e Colonie – rivista mensile» a. II, n. 1, Villardi Francesco, Milano, 1913, pp. 59; Industrie e Società anonime in Dalmazia in «La società per azioni rivista pratica mensile» a. VII, n. 6, Roma, maggio 1917, pp. 145; L’Industria del Cemento in Dalmazia in «Rassegna mineraria metallurgica e chimica» a. XXV, Vol. XLIX, n. 5, Roma, maggio 1919, pp. 100;

 

43) Vedi nota 42, le industrie in Dalmazia, in «Il Dalmata», a. XLIII, n. 35, Zara, 02.05.1908; Società, in «Il Dalmata», a. XLIII, n. 64, Zara, 12.08.1908;

 

44) Vedi nota 42, A proposito di intraprendenza, in «Il Dalmata» a. XL, n. 9, Zara, 01.02.1905;

 

45) Vedi nota 42, Fabbrica di cemento in «Il Dalmata» a. XLVII, n. 90, Zara, 09.11.1912; Nuova fabbrica di cemento, in «Il Dalmata» a. XLVII, n. 77, Zara, 25.09.1912.; Consiglio Industriale, in «Il Dalmata» a. XLVII, n. 100, Zara, 14.12.1912; Da Spalato. La Sloboda, in «Il Dalmata» a. XLVII, n. 101, Zara, 18.12.1912;

 

46) Dati della produzione estrapolati da : Šimončić Z.-Bobeko, Razvoj Cementne Industrije u Hrvatskoj u Razdoblju Izmedu Dva svjetska Rata 1918-1941 in «Povijesni prilozi» Vol. 2, Zagabria, Institut za historiju radničkog pokreta Hrvatske, 1983, pp. 97-167;

 

47) Madirazza F., Storia e costituzione dei Comuni Dalmati, Spalato, Narodna Tiskara, 1911, pp. 186-189;

 

48) Il deprezzamento del cemento e la necessità di privvedimenti, in «Il Dalmata» a. XLIV, n. 97, Zara, 04.12.1909;

 

49) La lotta coll’industria del cemento, in «Il Dalmata» a. XLV, n. 71, Zara, 07.09.1910;

 

50) Il cemento dalmato, in «Il Dalmata» a. XLVI, n. 7, Zara, 25.01.1911;

 

51) La conclusione del cartello del cemento, in «Il Dalmata» a. XLVI, n. 13, Zara, 15.02.1911;

 

52) Le fabbriche di cemento, in «Il Dalmata» a. XLVI, n. 66, Zara, 19.08.1911;

 

53) L’industria del cemento nel 1911, in «Il Dalmata» a. XLVII, n. 8, Zara, 27.01.1912;

 

54)  A proposito, in «Il Dalmata», a. XLII, n. 68, Zara, 24 Agosto 1907;

 

55) Sassate a pregiudizio di operai italiani a Salona, in «Il Dalmata», a. XLIII, n. 35, Zara, 02.05.1908;

 

56) Ancora aggressioni contro italiani regnicoli, in «Il Dalmata», a. XLIII, n. 40, Zara, 20.05.1908;

 

57) Contro i regnicoli, in «Il Dalmata», a. XLIII, n. 67, Zara, 22.08.1908;

 

58)  Fra operai croati e italiani. Uno stabilimento industriale assalito e devastato, in «Il Dalmata», a. XLIV, n. 58, Zara, 21.07.1909;

 

59) Cose che non accadono a Zara. Criminosa aggressione, in «Il Dalmata», a. XLVIII, n. 89, Zara, 18.11.1913;

 

60) Monzali L., Antonio Tacconi e la comunità italiana di Spalato, Venezia, 2007;

 

61) DAS – HR DAST 19 – Fondo Notai Dalmazia Centrale - Notaio KATALINIĆ Bruno, atto n. 1961/1921 e 2026/1921;

 

62) Il contratto del 30.06.1925 non è presente in alcuna busta del fondo fondo HR DAST 19 anni (1924-1927), ma solo menzionato nell’atto di vendita della società (HR-DAST 19 – Notaio KATALINIĆ Bruno atto n. 1593/1929). Probabilmente andato perso o allegato ad altri atti);

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Passaggi delle quote societarie alla morte di lorenzo Gilardi e marino Bettiza - 1900
Soci della Gilardi & Bettiza nel 1919 - Famiglia Gilardi, Bettiza e Feric
PRODOTTO BARILI CASSE SACCHI
Cemento Portland 180-220 Kg. 75 Kg. 50-75 Kg.
Cemento Romano 180-280 Kg. 60 Kg. 50-75 Kg.
Gesso da presa 250-300 Kg. 60 Kg. 50-75 Kg.
Calce viva in pezzi da refuso
Tubi di cemento di varie dimensioni
Passaggi delle quote societarie alla morte di lorenzo Gilardi e marino Bettiza - 1900

N. Fabbrica Luogo Anno di Fondazione
A “Cemento Idraulico” Hartung e Compagno
(E.Hartung-E.Höfling)
Porto Mandoler [Vinisce] 1867
B Fabbrica di mattoni a vapore Dujmovac Spalato
Loc. S.Dojmo
1876
1 “Cemento Idraulico” Enrico Höfling * Spalato 1865-1868
“Cemento Idraulico” Augusta Höfling 1868-1871
Fabbrica a Vapore di Cemento a Spalato
Gilardi & Bettiza
1871-1908
Prima Fabbrica di Cemento Portland
Gilardi e Bettiza Spalato
1908-1928
Prva Dalmatinska Tvornica Cementa Portland
Marin Ferić & Co.
1928-1935
2 Zamboni, Stock & Comp. Salona
Loc. San Caio
1904-1906
Società anonima del Cemento Portland dell'Adriatico (Adria Portland) - “Jadransko dd” 1907-
3 Spalato - Società Anonima
del Cemento Portland “Split dd”
Spalato
Loc. Majdan
1908
4 Cemento - Tvornica Portland Cementa s. o j. -
"Cemento dsoj"
Almissa 1908-1922
L’Avocat et Cie 1923-
5 Dalmazia dd Castel Sucuraz 1912
6 Emilio Stock Lesina [Hvar] -
Križna Luka
1897
Fabbrica Luogo Anno di Fondaz. Produzione Annua (Tonnellate) Forni
1913 1918 1932-1940 vert. orizz.
1 Gilardi & Bettiza Spalato 1865 27.000 27.000 27.000 12 -
2 Jadransko d. d. (Adriaportland) Salona 1904 80.000 79.500 175.000 18 2
3 Split dd Majdan
Spalato
1908
1910
150.000 155.000 336.000 62 2
4 Cement d. s. o. j. /(L’Avocat et Cie)* Ravnice
Almissa
1908 18.000 18.000 60.000 4 -
5 Dalmatia d.d. Castel Suciuraz 1912 120.000 120.000 220.000 35 1
Soci della Gilardi & Bettiza nel 1919 - Famiglia Gilardi, Bettiza e Feric

Avviso cambiamento di proprietà

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Cemento Romano 180-280 Kg. 60 Kg. 50-75 Kg.
Gesso da presa 250-300 Kg. 60 Kg. 50-75 Kg.
Calce viva in pezzi da refuso
Tubi di cemento di varie dimensioni

N. Fabbrica Luogo Anno di Fondazione
A “Cemento Idraulico” Hartung e Compagno
(E.Hartung-E.Höfling)
Porto Mandoler
[Vinisce]
1867
B Fabbrica di mattoni a vapore Dujmovac Spalato
Loc. S.Dojmo
1876
1 “Cemento Idraulico” Enrico Höfling Spalato 1865-1868
“Cemento Idraulico” Augusta Höfling 1868-1871
Fabbrica a Vapore di Cemento in Spalato
Gilardi & Bettiza
1871-1908
Prima Fabbrica di Cemento Portland
Gilardi & Bettiza Spalato
1908-1928
Prva Dalmatinska Tvornica Cementa
Portland Marin Ferić & Co.
1928-1935
2 Zamboni, Stock & Comp. Salona
Loc. San Caio
1904-1906
Società anonima del Cemento
Portland dell’Adriatico
(Adria Portland) - “Jadransko d. d.” 1907-
3 Spalato - Società Anonima del
Cemento Portland “Split d. d.”
Spalato
Loc. Majdan
1908
4 Cement - Tvornica Portland Cementa s. o j.
“Cement d. s. o. j.”
Almissa 1908-1922
L’Avocat et Cie 1923-
5 Dalmatia d.d. Castel Sucuraz 1912
6 Emilio Stock Lesina [Hvar] -
Križna Luka
1897
Fabbrica Luogo Anno Fonda
-zione
Produzione Annua (Tonnellate) Forni
1913 1918 1932
1940
vertic. orizz.
1 Gilardi & Bettiza Spalato 1865 27.000 27.000 27.000 12 -
2 Jadransko d. d.
(Adriaportland)
Salona 1904 80.000 79.500 175.000 18 2
3 Split d. d. Spalato
Majdan
1908
1910
150.000 155.000 336.000 62 2
4 Cement d. s. o. j
(L’Avocat et Cie)
Almissa Ravnice 1908 18.000 18.000 60.000 4 -
5 Dalmatia d.d. Castel Suciuraz 1912 120.000 120.000 220.000 35 1